Giuliano: “La didattica non si cambia solo con il banco monoposto, la differenza la fanno sempre i docenti e gli studenti” [INTERVISTA]

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Salvatore Giuliano è uno dei dirigenti scolastici più innovativi del mondo della scuola. L’istituto superiore “Majorana” di Brindisi è all’avanguardia nel settore. Nel 2009 ha rivoluzionato il suo istituto con il progetto “Book in progress” dove i libri sono stati sostituiti con dispense e appunti fatti dai docenti interni e stampati direttamente a scuola. Poi il banco a rotelle, monoposto che tanto sta facendo discutere. E ancora la rivoluzione negli orari scolastici con l’ingresso a scuola alle 10. Davvero un preside “illuminato”. Giuliano è stato sottosegretario al Ministero dell’Istruzione fino a settembre 2020 per poi ritornare nella scuola di Brindisi dove è preside.

A Orizzonte Scuola interviene il preside dell’Istituto Superiore “Majorana” di Brindisi, ex sottosegretario all’Istruzione, uno dei fautori della didattica innovativa con l’utilizzo dei banchi monoposto.

Si ritorna in classe il 14 settembre, con quali prospettive?

“Per quanto mi riguarda la mia scuola è impegnata nella costruzione di una nuova sede, un’impresa molto impegnativa. Tutti siamo all’opera per la realizzazione. Si tratta di uno spazio di più di 4000 mq per garantire il miglior apprendimento possibile per gli studenti. Tutto verrà realizzato con canoni innovativi”.

Per quanto riguarda gli organici, invece, qual è la situazione nella scuola. Avrà bisogno di personale aggiuntivo?

“Proprio puntando tutto sulla costruzione del nuovo edificio scolastico posso dirvi che non avremo problemi di organico e non dovremmo richiederne in misura eccessiva. Non abbiamo dunque la necessità di sdoppiare il gruppo classe”.

Dei banchi monoposto si è parlato moltissimo in queste settimane. Lei li utilizzava in tempi non sospetti. Quali sono i veri punti di forza del banco a rotelle. Permette davvero una didattica innovativa?

“Sì, noi abbiamo iniziato a utilizzarli 8 anni fa proprio per cambiare la didattica. Il banco innovativo, così come la tecnologia, rimangono degli strumenti cioè non si pensi che un banco possa innovare la didattica. L’apprendimento si cambia attraverso un procedimento più complesso che riguarda le persone e in modo particolare docenti e studenti. Uno strumento come il banco monoposto se utilizzando correttamente permette un’innovazione didattica non indifferente. Aggiungo un aspetto particolare, non migliora solo l’apprendimento, ma anche tutto quello che è collaterale, come ad esempio un minor tasso di distrazione durante le lezioni”.

E allora perché c’è questo atteggiamento riluttante da parte del mondo della scuola. Forse non era il momento per inserire i banchi monoposto?

“Le polemiche su questo argomento, per la maggior parte, è basata sulla poca conoscenza riguardo le potenzialità che possono avere un layout differente delle aule. Ho letto di tutto e il contrario di tutto. Non ho mai assistito a gare tra ragazzi con i banchi a rotelle o a ribaltamenti. Ho sempre assistito ad un utilizzo intelligente dello strumento. Tra l’altro aggiungo che alle scuole è stata data la possibilità di scegliere se utilizzare il banco innovativo. Non è stato imposto nulla a nessuno. E’ stata data un’opportunità e il dato, alla fine, è incoraggiante considerato che il banco monoposto sarà disponibile solo per la scuola secondaria. Più di 400mila banchi monoposto indicano un dato positivo. Si inizia a lavorare su un layout innovativo per l’apprendimento”.

Lei è stato anche sottosegretario all’Istruzione, dunque anche dall’altra parte della barricata. Quanto è difficile riuscire a cambiare il mondo della scuola?

“La scuola è un sistema complesso già dai numeri con oltre 8 milioni di studenti e 1 milione di dipendenti. A questo si aggiunge il fatto che abbiamo 8mila istituzioni scolastiche tutte diverse tra loro. Io non ho mai definito una scuola peggiore o migliore. Ogni scuola, come è giusto che sia, si confronta con il proprio territorio di appartenenza. Avere, dunque, una politica nazionale che metta d’accordo tutti è un’impresa molto difficile. Poi ci sono i tempi della politica che richiedono dei passaggi obbligati, come è normale, dunque i tempi non solo sempre celeri. Si sta facendo il possibile per dare tutte le risposte alle famiglie, spero davvero che ce la faremo”.

La scuola, dunque, è pronta per ripartire, cosa manca ancora per la ripartenza a settembre. C’è qualcosa che la preoccupa?

“La scuola sta lavorando incessantemente, tutti stanno lavorando, docenti, Ata e dirigenti scolastici. Io spero che si possa aprire in piena sicurezza. Certo è che vedo delle situazioni in cui rimango molto perplesso. Sono passate di moda, purtroppo, tutti gli accorgimenti, come il distanziamento sociale, l’utilizzo della mascherina. Basta andare in qualsiasi spiaggia italiana per vederlo. Poi alla scuola viene chiesta un’applicazione ferrea delle disposizioni. Mi chiedo, però, come potrà reggere la scuola a certi comportamenti sociali non proprio irreprensibili. Faccio un esempio: ci sono degli alunni che vanno in discoteca fino all’una di notte in una situazione dove non c’è distanziamento sociale. Poi il giorno successivo vanno a scuola con un rigido protocollo di sicurezza. Credo che il problema più grande possa essere questo, una certa disattenzione nelle regole. Spero che la situazione possa migliorare”.

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