Ritorno in classe, Galli: “La misura della temperatura non si può scaricare sulle famiglie, è una responsabilità politica”

“Soprattutto per i più piccoli, 5 o 6 ore in classe con la mascherina sono francamente utopia. E se vogliamo essere onesti intellettualmente, dobbiamo dire che il distanziamento si può tentare, ma per un bambino di 8 anni è difficile”. Così Massimo Galli, infettivologo dell’ospedale Sacco e dell’università degli Studi di Milano, intervenendo ad ‘Agorà Estate’ su Rai3.
“Mi sarebbe piaciuto – ha continuato – anche, se non possiamo parlare della luna nel pozzo con questi tempi brevi, che a scuola ci fossero seri presidi sanitari che potessero più facilmente controllare la situazione nel suo evolvere” .
E ancora: “Sono settimane, per non dire mesi, che dico di ritenere fondamentale che si ripristini una presenza sanitaria all’interno della scuola. E non soltanto per la tematica in corso” relativa all’emergenza Covid-19, “ma anche per tutta una serie di altri programmi che sono stati dimenticati nel tempo ed erano importanti programmi di prevenzione attuati nel contesto corretto”.
Al conduttore che gli domanda se sia giusta l’indicazione, in vista della riapertura delle scuole, che la temperatura non venga misurata all’ingresso negli istituti, ma al mattino dai genitori, Galli risponde che “se uno deve fare una sorveglianza epidemiologica non la può scaricare sulle spalle dei cittadini: la deve fare come struttura sanitaria”, è una “responsabilità politica”.
Sempre in merito alla misurazione della febbre – che secondo le raccomandazioni diffuse nei giorni scorsi all’Istituto superiore di sanità (Iss) sarebbe compito delle famiglie – Galli fa inoltre notare come, “se un bimbo ha la febbre la sera e il mattino dopo non ce l’ha più e te lo mandano a scuola lo stesso, c’è qualcosa che non va. Come tutti ben sappiamo, infatti, è possibile che nelle prime ore del mattino la febbre sia scesa pur essendoci un processo infettivo in atto”.
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