Ritorno in classe, Alfieri: “Azzolina è la ministra più invidiata al mondo, ha avuto i suggerimenti di tutti, ma li ha rifiutati”

“Le paritarie di seconda fascia, in cui cioè si paga una retta media di circa 5-6mila euro l’anno per alunno, pur con enormi sacrifici ripartono e alla grande. Perché potendo pronunciare la parola magica che si chiama autonomia, si sono potute organizzare a spron battuto”.
Lo dice all’Adnkronos, Anna Monia Alfieri, esperta di politiche scolastiche e referente scuola Usmi e Cism che aggiunge: “Al nord, quelle di fascia media hanno registrato un aumento di iscrizioni di circa il 3%. Ma per l’ostinazione del Governo a negare i patti educativi tra scuola statale e paritaria, sono stati lasciati per strada i poveri”.
“Orario scolastico, organico, programmazione dell’attività educativa , equipe sicurezza, servizio mensa, informative alle famiglie nel rispetto della privacy….Le paritarie partiranno alla grande. Ma il dramma è che a settembre il diritto all’istruzione universale che ogni stato deve garantire a tutti i cittadini senza discriminazione rimarca l’esperta – non sarà accessibile ad 8 milioni di studenti ma solo ai privilegiati: quelli cioè che frequenteranno le paritarie di prima fascia, per ricchi, con rette di circa 8 mila euro annui ad alunno; e quelli che con grandi sacrifici riescono ad accedere alla seconda fascia. Ripartiranno anche bene le statali, ma solo in regioni ricche come Veneto e Lombardia, non dunque nel centro sud”.
“Il Governo ha rifiutato l’aiuto genuino nostro e di tutte le forze politiche da Fdi a Leu, compatte – denuncia – E ciò nonostante non far ripartire la scuola per tutti significhi non far ripartire il Paese. E’ inspiegabile l’ostinazione del Movimento cinque stelle a rifiutare l’accordo. Lucia Azzolina è la ministra più invidiata al mondo. Ha avuto i suggerimenti di tutti, ma li ha rifiutati. A settembre non si incolpino direttori generali regionali, dirigenti statali, docenti, governatori, enti locali. Occorrevano autonomia e patti educativi a tappeto di cui si parlava nelle linee guida. Ma non è stato fatto nulla. La realtà è una – conclude – questo Governo ha scelto di non intitolarsi la vittoria delle vittorie che è il pluralismo educativo”.