Ritorno a scuola, test salivari per gli studenti: si attende ok del Ministero della Salute. Ma è corsa contro il tempo

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Nel piano del Governo le scuole potranno riprendere le attività didattiche in presenza in zona gialla e arancione al 100% e in zona rossa solo le scuole secondarie di secondo grado dovranno limitarsi alle lezioni in presenza al 50%. L’idea dell’esecutivo, per rendere sicuro l’ultimo mese di scuola, sarebbe quella di adottare test da sottoporre agli studenti per monitorare il covid. L’idea è quella di spingere sui test salivari che però ancora non hanno ottenuto il pass dal Ministero della Salute. 

I test salivari rappresentano una “metodologia valida” per il controllo a campione della diffusione del virus SarsCov2 nelle scuole, ma è chiaro che è fondamentale “testarli sul campo“, spiega Maria Rosaria Capobianchi, direttrice del Laboratorio di virologia dell’Istituto nazionale malattie infettive ‘Lazzaro Spallanzani’ di Roma, sottolineando come l’esperienza pilota condotta in alcune scuole del Lazio abbia dato risultati positivi, si legge su SkyTg24.

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Infatti, la saliva “utilizzata come campione sul quale effettuare l’analisi per rilevare la presenza del virus è equivalente al tampone naso-faringeo. Nel momento in cui il ministero della Salute approverà i test salivari a scopo di sorveglianza, questi potranno dunque essere utilizzati per la definizione dei casi Covid e per il loro conteggio, anche in ambito scolastico“, dice l’esperta.

Gianni Rezza, direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute ha fatto intendere che non mancherebbe molto all’approvazione: “sono affidabili ormai quanto il tampone”, ha detto pochi giorni fa precisando comunque che prima bisogna fare ogni verifica.

I test, spiega ancora Capobianchi, devono avere “il riconoscimento e la marchiatura CE“.

La stessa esperta ha ricordato che uno di questi test è già stato validato ed è stato appunto utilizzato per una sperimentazione-pilota nel Lazio. Lo scorso ottobre, all’inizio dell’anno scolastico, chiarisce la virologa, “abbiamo effettuato test salivari a campione in 5 plessi scolastici su circa 2000 alunni. La nostra esperienza ci dice che si tratta di una strategia accettabile ai fini del controllo della diffusione virale nell’ambiente scolastico“.

Il test è meno invasivo e più adatto ai bambini e ragazzi e anche i tempi sono contenuti: “Nel progetto campione – spiega la virologa Capobianchi – i test salivari venivano effettuati nelle scuole al mattino e inviati in laboratorio. Nel caso in cui il test è positivo, viene effettuato per conferma un secondo test, antigenico o molecolare, ma utilizzando sempre il medesimo campione salivare. Entro il pomeriggio si è in grado di avere i risultati definitivi“.

Anche dal Cts arrivano spinte per l’uso dei test salivari: “I test salivari non sono invasivi come i tamponi nasali – sottolinea Sergio Abrignani, immunologo dell’università Statale di Milano e membro del Comitato tecnico scientifico per l’emergenza coronavirus, – Sono antigenici, quindi rapidi, e molto semplici da eseguire. Danno il risultato in 5 minuti. Non sono ovviamente precisi come i tamponi molecolari, ma per gli screening su grandi numeri sono un aiuto valido. Possiamo pensare a test ripetuti una o due volte alla settimana su tutti gli studenti”.

Resta però il fatto che aprile sta per concludersi e un eventuale utilizzo di tali test salivari appare piuttosto difficile a livello di tempistica, dato che manca ancora il via libera del Ministero della Salute.

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