Rinnovo del contratto, l’Aran vuole chiudere e a maggio fissa confronti “a raffica”: Anief è d’accordo ma chiede prima di allargare gli aumenti agli Ata e di valorizzare il personale rispettando troppi diritti oggi calpestati
La parte pubblica vuole chiudere il rinnovo del contratto collettivo nazionale 2019-2021 del comparto Istruzione e Ricerca: lo si intende dalle convocazioni “a raffica” prodotte dall’Aran, che si concluderanno con l’incontro dell’11 maggio prossimo sul comparto Scuola.
“La volontà a chiudere la trattative deve essere reciproca – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – perché se sulla parte economica possiamo solo contrattare sulla destinazione, che per noi deve riguardare anche il personale Ata, su quella normativa chiediamo di ricevere risposte positive su indennità oggi inesistenti, diritti calpestati, a partire da precari e donne, formazione per il personale in orario di servizio”.
Durante gli incontri di maggio, che riguarderanno anche Afam e Ricerca, con i sindacati si parlerà anche della parte economica, con l’amministrazione che, a tal proposito, intende utilizzare le risorse finanziarie aggiuntive messe a disposizioni dalle precedenti leggi di bilancio: 300 milioni di euro per la scuola, messi a disposizione della contrattazione tramite atto di indirizzo integrativo del ministro per l’Istruzione e il merito, Giuseppe Valditara; 66,63 milioni per l’università; 53,46 milioni per la ricerca; 9,57 milioni per Afam. Per questi settori, riporta in queste ore la stampa specializzata, i soli incrementi mensili aggiuntivi sono pari a:70 euro per Afam, 116 euro per gli enti di ricerca e 66,63 euro per le università.
Queste risorse sommate a quelle già corrisposte con l’accordo di dicembre consentono incrementi medi complessivi mensili così suddivisi: Scuola 118 euro (124 per i docenti); Università 164,48 euro; Afam 169,28 euro; Enti di ricerca 263,25 euro (questi ultimi riguardano essenzialmente gli enti di ricerca vigilati dal ministero Università e ricerca). È su queste basi, nelle intenzioni della parte pubblica, che si dovrebbe procedere all’accordo conclusivo che porti alla stipula del Ccnl 2019-2021.
Marcello Pacifico, leader Anief, ribadisce la posizione del giovane sindacata: “Non si può firmare alcun contratto senza la valorizzazione dei profili professionali, a partire dai Dsga che non sono mai stai pagati come direttori, ma anche da tutte le posizioni economiche del personale Ata, come pure per ristorare i docenti delle spese per il servizio reso lontano dalla loro residenza, per prevedere una specifica indennità di trasferta e per prevenire il burnout. È giunto il momento di assegnare delle indennità di incarico anche ai precari, a quali possiamo dobbiamo cominciare a pagare i permessi non retribuiti, come anche per finanziare il congedo delle donne vittime di violenza. Perché non possiamo continuare a parlare di continuità della didattica senza incentivare il personale docente e Ata che lavora lontano della propria residenza: come fanno, altrimenti, questi lavoratori a sopperire la costo della vita. Diamogli un’indennità di sede o di trasferta e le cose sicuramente cambieranno”.
Anief a maggio tornerà anche a battersi per fare introdurre nel nuovo contratto l’estensione al personale docente dei permessi orari per visite mediche come disposto per gli Ata nel contratto 2018. Negli previsti nei prossimi giorni, l’Anief chiederà ancora di includere i Glo tra le attività funzionali all’insegnamento e di stralciare la parte relativa alle sanzioni disciplinari per gli insegnanti, di cancellare i vincoli alla mobilità del personale, di rivedere anche i profili del personale di Enti di ricerca e Università, dove permane la discriminazione dei tecnologi e dell’Afam.