Rinnovo contratto scuola, i sindacati chiedono 300 euro, il governo ne darà 50 netti. Gli ultimi aggiornamenti

La partita per il rinnovo del contratto è in salita. Una salita ripida con tornanti molto stretti per usare termini ciclistici. Tradotto: la situazione resta complicata, i tempi si allungano e né il governo né i sindacati possono essere soddisfatti.
Bianchi voleva chiudere prima della pausa estiva, ma, allo stato attuale, l’accordo è molto lontano. I sindacati volevano un adeguamento economica a tre cifre: fino a 300 euro lordi. In realtà non si andrà molto lontani dai 90 euro lordi che, al netto, saranno 50 euro. Si guarda, dunque, alla prossima Legge di Bilancio sperando che il quadro macroeconomico dell’Italia non peggiori.
Intanto da mercoledì 6 luglio al via i tavoli tematici: si parte con il personale Ata, poi il 12 con università, 19 con la ricerca e il 26 con Afam.
Non sono escluse anche altre riunioni su temi specifici come lo smart working.
Cosa può accadere per la parte economica
A disposizione per la parte economica oltre 2 miliardi per un riconoscimento salariale, rispetto al 2018, del 3,8% che tradotto in euro significa 90 euro lordi, dunque 50 euro netti in busta paga.
Al netto delle risorse per gli arretrati (ancora da quantificare), verrebbe ricompreso nell’aumento il cosiddetto elemento perequativo da 11,50 euro medi previsto dal precedente CCNL 2016-2018. In quel caso erano stati garantiti ai docenti aumenti retributivi medi di 96 euro lordi al mese (da 80,40 euro minimi a 110 massimi, in base ad anzianità e grado di scuola).
Cosa potrebbe cambiare per i docenti
Per quanto riguarda il comparto docenti, tra le proposte governative c’è quella di contrattualizzare la didattica a distanza, evidenziando la necessità di normare il tempo di lavoro, oltre che la sicurezza o il diritto alla disconnessione.
L’atto di indirizzo prevede novità per i coordinatori di classe, dipartimento o tutor dei neoassunti. Si pensa di valorizzare tali figure senza che ciò, però, causi aumento di ulteriori oneri per lo Stato.
Altro capitolo di grande importanza è la formazione obbligatoria: gli insegnanti si dovranno formare costantemente e le competenze dovranno essere “premiate”. L’ipotesi di atto di indirizzo chiede una vera e propria rivoluzione copernicata, con obblighi ma anche concessioni: come ad esempio la formazione durante le ore di servizio e la remunerazione delle competenze acquisite. Su questo punto occhi puntati anche alla riforma del reclutamento, il decreto 36 attualmente in discussione al senato.
Cosa potrebbe cambiare per il personale ATA e Dsga
Per quanto riguarda il personale ATA, invece, l’atto di indirizzo prevede la contrattualizzazione del lavoro agile che potrà essere alternato a quello in presenza. Nel contratto dovranno essere definite le modalità in cui ciò potrà avvenire, disciplinando, in particolare, i diritti e e relazioni sindacali, a formazione specifica, la predisposizione e utilizzo dei dispositivi, la salute e sicurezza, del tempo di lavoro e di reperibilità, il diritto alla disconnessione, dei rientri.
Un capitolo a parte sarà la riformulazione degli ordinamenti e la revisione stipendiale, per quanto concerne i compiti del personale Ata e la valorizzazione dei Dsga. A tal fine saranno stanziate risorse aggiuntive, non superiori allo 0,55% del monte salari 2018.
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Rinnovo contratto scuola, il 6 luglio tavolo dedicato al personale ATA. Cosa c’è da sapere