Rinnovi contratti Pubblico Impiego (compreso Istruzione), 10 miliardi per il 2025-27, 11 miliardi per il 2028-30. Aran conferma: “Fondi per sei anni, regolarità ristabilita”

La legge di bilancio 2025 ha introdotto un’importante novità per i contratti pubblici, stanziando risorse per i prossimi sei anni con un orizzonte temporale fino al 2030.
I costi previsti ammontano a 10 miliardi di euro per il triennio 2025-27 e raggiungono gli 11 miliardi per il periodo successivo. Il rapporto semestrale dell’Aran sulle retribuzioni dei dipendenti pubblici evidenzia come la cadenza temporale degli stanziamenti presenti finalmente un profilo regolare, superando la precedente prassi in cui nei primi due anni dei singoli trienni le risorse coprivano appena l’indennità di vacanza contrattuale.
“I costi dei rinnovi ammontano in 10 miliardi per il triennio 2025-27 e raggiungono gli 11 miliardi per quello successivo. In merito alle risorse, – precisa il presidente dell’Aran, Antonio Naddeo, durante la presentazione del rapporto. – un ulteriore aspetto di non trascurabile novità è il fatto che la cadenza temporale presenta un profilo regolare, mentre in precedenza, per i primi due anni dei singoli trienni, gli stanziamenti erano appena sufficienti a coprire l’indennità di vacanza contrattuale”. “
Il Rapporto evidenzia anche una seconda novità, – aggiunge – segnalata peraltro già in precedenti Rapporti. Cresce infatti il rilievo assunto da risorse finanziarie ulteriori dedicate a singoli settori o comparti. La contabilità di queste ulteriori risorse risulta non sempre agevole, perché si tratta di stanziamenti ad hoc previsti in singoli articoli della legge di bilancio o in altri provvedimenti normativi”.
Tenendo conto del complesso delle risorse disponibili, sia quelle ordinarie sia quelle ulteriori derivanti da altri canali di finanziamento, “è possibile quindi stimare quale potrà essere l’andamento a medio termine delle retribuzioni, a struttura occupazionale costante, – sottolinea Naddeo – se vi sarà continuità nei rinnovi contrattuali. Questa stima viene effettuata per i singoli comparti di contrattazione (Funzioni centrali, Sanità, Istruzione e ricerca, Funzioni locali) e per l’Area dirigenziale Sanità, che ricomprende i medici e gli altri dirigenti sanitari”.
“Elementi come l’orario di lavoro, i permessi, il lavoro agile, il buono pasto e la settimana corta – aggiunge Naddeo – sono aspetti fondamentali che contribuiscono a definire un sistema di garanzie e diritti per le lavoratrici e i lavoratori del pubblico impiego. Questi istituti, infatti, non solo regolano la qualità delle condizioni lavorative, ma rappresentano anche un riferimento per l’evoluzione delle tutele nel mondo del lavoro in generale”. L’attenzione ai diritti normativi è quindi “un elemento imprescindibile della contrattazione collettiva, che va valutato insieme alle risorse economiche stanziate, per garantire un sistema equo ed equilibrato per tutti i dipendenti pubblici”, conclude Naddeo.
Zangrillo: “I fatti smentiscono falsa narrazione”
“C’è una falsa narrazione che i numeri ancora una volta smentiscono”. Ad affermarlo è Paolo Zangrillo, ministro per la Pubblica amministrazione commentando il rapporto sulle retribuzioni presentato oggi dall’Aran, ed elaborato sulla base dei dati Istat e della Ragioneria Generale dello Stato e sottolineando che tutto ciò “conferma un atteggiamento di ostracismo ingiustificato da parte di Cgil e Uil nei confronti di questa tornata contrattuale. Un atteggiamento che non si era verificato nel 2018, quando le stesse organizzazioni sindacali firmarono contratti con un incremento del 3,48%, a fronte di un’inflazione cumulata nei precedenti anni pari al 9,2%. Un atteggiamento che risulta, almeno, incoerente”.
Dal rapporto dell’Aran, rileva, “emergono dati che fotografano la realtà e smentiscono tesi che alcuni sindacati continuano a sostenere. Il primo elemento rilevante riguarda l’ammontare complessivo delle risorse finanziarie stanziate da questo Governo per il rinnovo dei contratti dal 2022 e in prospettiva fino al 2027: 21 miliardi di euro. Mai prima d’ora erano state allocate così tante risorse e con tale anticipo rispetto alla scadenza dei contratti stessi”.
Inoltre, i numeri del rapporto, sottolinea Zangrillo, “dimostrano che alcuni comparti hanno registrato, considerando anche le risorse aggiuntive, incrementi molto vicini all’inflazione reale. Anzi, se si considera anche il triennio 2016-2018, due comparti – sanità e funzioni centrali – mostrano incrementi retributivi coerenti con il quadro dell’inflazione e con quello finanziario del nostro bilancio, smentendo le dichiarazioni di Cgil e Uil, che hanno giustificato la mancata firma del contratto delle funzioni centrali e lo stallo di quello del comparto sanità con motivazioni che i dati non supportano. Il rapporto evidenzia inoltre il ritardo accumulato dal comparto delle funzioni locali, che non ha beneficiato di risorse aggiuntive. Sebbene questa situazione derivi da scelte pregresse, sarà necessario valutare interventi specifici, come il potenziamento del trattamento accessorio, per riequilibrare la dinamica retributiva”.
Criticità nei tempi di rinnovo
Nonostante gli stanziamenti programmati, permane la problematica dei ritardi nei rinnovi contrattuali. I contratti relativi al triennio 2022-2024 verranno firmati oltre la loro naturale scadenza, con l’unica eccezione del CCNL per il comparto delle Funzioni Centrali. L’Aran sottolinea come “la natura degli incentivi, le regole negoziali e le modalità di appostamento delle risorse non sono ad oggi tali da favorire una fisiologica tempistica di sottoscrizione dei contratti di lavoro”, evidenziando la necessità di rivedere i meccanismi che regolano la contrattazione nel settore pubblico.
Indennità di vacanza contrattuale e prospettive economiche
Per il 2025, l’indennità di vacanza contrattuale per i dipendenti pubblici varrà circa lo 0,5%, a fronte di stanziamenti che si cifrano nell’1,8%. In termini concreti, nel comparto delle Funzioni Centrali, l’indennità erogata da giugno ammonterà a circa 20 euro mensili. Secondo le stime dell’Istat, il tasso di inflazione previsto per il 2025 è pari al 2%. Di conseguenza, dall’aprile 2025 i tabellari verranno riadeguati attraverso l’erogazione della nuova indennità relativa al triennio 2025-2027, con un incremento dello 0,6%, che salirà all’1% dal giugno successivo.