Riforme. Donazzan, vogliamo concorsi a cattedra regionali per il Veneto
“Per avere una ‘buona scuola’ servono concorsi organizzati su base regionale: basta con il valzer degli insegnanti e cattedre ancora scoperte a tre mesi dalla prima campanella. La qualità del servizio scolastico non può prescindere dalla continuità didattica”.
Lo ribadisce l’assessore all’istruzione e formazione della Regione Veneto, Elena Donazzan, facendo il punto, ad un trimetre dall’avvio dell’anno scolastico, sulle condizioni della scuola veneta.
“Questo è stato il peggior inizio di anno scolastico nella storia della nostra repubblica – dichiara l’assessore, che si fa interprete delle tante segnalazioni di disagio, disservizi e malfunzionamento dell’organizzazione scolastica raccolte da sindacati, famiglie, amministratori, dirigenti e insegnanti – imputabile soprattutto alla disastrosa gestione delle entrate in ruolo e delle supplenze attuata dal governo. Quella che nelle intenzioni dell’esecutivo nazionale doveva essere la ‘buona scuola’ si è rivelata. in realtà. una riforma fallimentare. Ci sono scuole di montagna e di territori periferici del Veneto che a tutt’oggi, alla vigilia delle vacanze di Natale, attendono ancora l’assegnazione dei docenti e di dirigenti titolari. Cattedre scoperte, o che si rendono tali, a causa del meccanismo farraginoso – ai limiti della deportazione – di reclutamento dei docenti, dirigenti scolastici a scavalco, impossibilitati a seguire plessi divisi e tra loro lontani”.
“La Regione Veneto non intende rendersi complice di questa ‘cattiva scuola’ – afferma Elena Donazzan – e, forte del percorso legislativo e referendario avviato per rivendicare maggiori condizioni di autonomia, rivendica piena titolarità per attivare e gestire concorsi per dirigenti e personale docente e non docente su scala regionale. La Costituzione italiana, che il voto del 4 dicembre ha confermato a larghissima maggioranza, prevede la possibilità che la Regioni negozi con lo Stato, sulla base dell’articolo 117, maggiori e ulteriori forme di autonomia. E questa amministrazione ha già attivato una iniziativa legislativa per andare a negoziare con il Governo, una volta celebrato il referendum regionale, precisi spazi di autonomia organizzativa, uno dei quali, appunto, è l’istruzione e la formazione”.
“Ora che il voto popolare ha sepolto sotto una valanga di ‘no’ il tentativo centralistico del governo Renzi – promette Donazzan – la Regione Veneto riprende il percorso avviato a marzo per ottenere dal nuovo governo il riconoscimento a gestire in forma diretta alcuni servizi che, come quello scolastico, richiedono competenze rinforzate dalla conoscenza e prossimità al territorio e dalla sussidiarietà”.
“L’istruzione, insieme alla sanità e alla tutela del territorio – conclude Elena Donazzan – è uno degli ambiti maggiore rilevanza su quali il Veneto intende negoziare e dimostrare la propria autonomia. Chiameremo i veneti alle urne per farci dare pienezza di mandato popolare. Ma intanto, stiamo già studiando, con l’Ufficio scolastico regionale, modelli organizzativi per fare come in Trentino: concorsi regionali per assumere docenti e dirigenti preparati e del territorio, che siano in grado di garantire da subito continuità alle cattedre d’insegnamento, senza essere rimbalzati da un lato all’altro della penisola da complesse e astruse graduatorie e da cervellotici algoritmi ministeriali”.