Riforma voto in condotta, Corsini: “La deterrenza non serve. L’educazione non è un sistema di premi e punizioni”
Le nuove regole sulla condotta a scuola, approvate in via definitiva dal Parlamento a fine settembre, modificano la valutazione del comportamento degli studenti, introducendo nuove norme sulle sospensioni per gli alunni di medie e superiori.
Cristiano Corsini, docente di pedagogia sperimentale e valutazione all’Università Roma Tre, è intervenuto a “Tutti in Classe” su Rai Radio 1, per parlare del provvedimento.
Corsini esprime forti perplessità riguardo all’impianto delle nuove regole sulla condotta, sottolineando come l’idea di base, per quanto “orecchiabile”, sia “piuttosto infondata”. Il provvedimento, infatti, si basa su un sistema di premi e punizioni che semplifica eccessivamente il complesso processo educativo. “L’idea è che l’educazione sia un processo semplice e che quindi un sistema di premi e di punizioni sia adatto a gestirlo. In realtà le cose non stanno così”, afferma Corsini.
Un punto particolarmente critico riguarda l’influenza del voto in condotta sulla valutazione complessiva. Un voto inferiore all’8, ad esempio, potrebbe precludere una valutazione eccellente, anche con ottimi risultati nelle altre materie. “Dietro che idea c’è?”, si chiede Corsini. “C’è l’idea che appunto gli errori si pagano e si pagano probabilmente anche a un prezzo esagerato, perché qui non stiamo parlando di un 5, di un 6, ma anche di un 8”.
Tale scelta appare irragionevole, soprattutto considerando che non si basa su dati concreti che dimostrino un reale aumento degli episodi di bullismo, se non per quanto riguarda il cyberbullismo, che però non rientra nel campo di applicazione del provvedimento. Corsini cita a tal proposito il rapporto UNESCO del 2023, che non evidenzia un aumento del fenomeno.
Il docente sottolinea, inoltre, come le regole non siano chiare, lasciando troppo spazio all’interpretazione e all’arbitrio dei singoli docenti. “Vengono inasprite queste regole però effettivamente poi non c’è nulla, cioè viene lasciato alla mercé e anche all’arbitrio del singolo professore”, osserva Corsini. L’approccio, basato più sulla repressione che sull’educazione, rischia di essere controproducente. Il concetto stesso di “condotta”, ricorda Corsini, proviene da un “orizzonte carcerario”.
L’esperienza e la ricerca, al contrario, dimostrano che un approccio educativo efficace si basa sul coinvolgimento attivo degli studenti nella definizione e condivisione delle regole, all’interno di progetti comuni. Le regole, inoltre, devono essere ragionevoli e comprensibili, per favorire la crescita di cittadini consapevoli e non di “sudditi”.
“Intanto le regole devono essere ragionevoli e non assurde, perché se io non riconosco la ragionevolezza di una regola in realtà io mi sto educando oppure vengo educato a essere oggetto e non soggetto attivo, a essere un suddito e non un cittadino”, spiega Corsini.
Infine, il docente critica l’approccio basato sulla deterrenza, che non ha effetti educativi né rieducativi. “La deterrenza non educa e non è rieducativa”, conclude Corsini, sottolineando come questo tipo di approccio, pur essendo “molto popolare”, si riveli spesso inefficace in ambito educativo.