Riforma tecnici e professionali, ok da commissione bilancio

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La commissione Bilancio alla Camera si è espressa sui primi decreti legislativi Buona scuola. I due testi riguardano gli istituti professionali e gli istituti tecnici.

I due pareri sono entrambi favorevoli senza condizioni né osservazioni.

La delega si propone di armonizzare le competenze statali e regionali in materia, al fine di dare “dignità a questi percorsi formativi”: per favorire tale obiettivo nascerà la la Rete nazionale delle Scuole Professionali, che riunirà Istituti scolastici (statali e paritari) professionali e istituzioni formative accreditate per fornire percorsi di Istruzione e Formazione professionale (di competenza regionale).

La durata dei percorsi è sempre di 5 anni, divisi in biennio più triennio.

Gli indirizzi di studio saranno 11 e non più 6:

  • servizi per l’agricoltura;
  • servizi per lo sviluppo rurale e la silvicoltura;
  • pesca commerciale e produzioni ittiche;
  • artigianato per il Made in Italy;
  • manutenzione e assistenza tecnica;
  • gestione delle acque e risanamento ambientale;
  • servizi commerciali; enogastronomia e ospitalità alberghiera;
  • servizi culturali e dello spettacolo;
  • servizi per la sanità e l’assistenza sociale;
  • arti ausiliarie delle professioni sanitarie: odontotecnico;
  • arti ausiliarie delle professioni sanitarie: ottico.

Una volta conseguita la qualifica professionale al termine del triennio, gli studenti potranno scegliere di proseguire gli studi passando al quarto anno dei percorsi di Istruzione Professionale o dei percorsi di Istruzione e Formazione Professionale e conseguire un diploma professionale tecnico.

In uno dei decreti legislativi in materia di istruzione e formazione professionale, attuativo di una delle deleghe della Buona scuola,all’esame del Parlamento, “sono state inserite disposizioni che disciplinano e favoriscono il passaggio tra i percorsi di istruzione professionale e i percorsi di istruzione e formazione professionale”, ha detto la ministra Fedeli.

“Rimuovere le difficoltà e le rigidità nel passaggio ad altro indirizzo di studio nell’ambito della scuola secondaria di secondo grado può concorrere a combattere l’insuccesso e la dispersione scolastica, il cui tasso, nel nostro Paese, pur registrando nel corso degli ultimi anni un miglioramento (si è passati dal 20,8% del 2006 al 14,7% del 2015) è ancora lontano dall’obiettivo europeo del 10% nel 2020”, ha concluso Fedeli.

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