Riforma reclutamento docenti, il governo tira dritto: entro la settimana il testo può essere già in Gazzetta Ufficiale
La riforma del reclutamento docenti, ribattezzata Riforma Bianchi, potrebbe ben presto arrivare in Gazzetta Ufficiale. Ecco cosa ha intenzione di fare il Ministero dell’Istruzione.
La novità, secondo quanto raccolto da Orizzonte Scuola, potrebbe arrivare dal decreto PNRR 2 che è stato approvato la scorsa settimana dal Consiglio dei Ministri e non è stato ancora pubblicato in Gazzetta Ufficiale.
Secondo le indiscrezioni raccolte, il governo potrebbe decidere nelle prossime ore se inserire la riforma del reclutamento (da approvare entro giugno 2022 così come si legge nel PNRR) all’interno del dispositivo già approvato.
La riunione del Consiglio dei Ministri non è ancora stata fissata, ma da più fonti, confermate anche dalle agenzie di stampa, viene data come possibile.
Nuovo reclutamento docenti, dai precari ai sindacati: tutti contro la riforma di Bianchi
La bozza di decreto prevede due distinti argomenti:
1) un nuovo sistema di reclutamento per l’assunzione dei docenti nella scuola di I e II grado con due percorsi separati: uno incentrato sulla formazione iniziale che interessa principalmente i neolaureati; l’altro riservato ai precari con tre anni di servizio. Inoltre, c’è un percorso transitorio per la partecipazione ai concorsi pubblici indetti fino al 31/12/2024;
2) un percorso di formazione e aggiornamento permanente articolato in gradi al termine del quale scatta la progressione salariale prevista dalla contrattazione nazionale attualmente legata esclusivamente all’anzianità di servizio.
La riforma: approvazione entro giugno. 70 mila immissioni in ruolo entro il 2024
Si tratta di anticipazioni presenti all’interno di una bozza che il Ministro dovrà presentare alla Commissione Europea, trattandosi di una riforma direttamente connessa al Pnrr. Dunque, i contenuti potrebbero anche essere modificati.
La riforma, così come previsto nel PNRR, dovrà arrivare al traguardo entro giugno. I concorsi, in base a quanto si legge nel documento, saranno su base annuale. L’obiettivo è arrivare entro il 2024 a 70mila immissioni in ruolo.
Sono previsti due percorsi separati per quanto concerne la riforma del reclutamento: uno incentrato sulla formazione iniziale che interessa principalmente i neolaureati e uno dedicato ai precari con tre anni di servizio.
Formazione iniziale per i neo laureati: come diventare insegnante
Il primo percorso, quello dedicato a chi vuole diventare insegnante nei prossimi anni, prevede una Laurea Magistrale o a ciclo unico, un corso di formazione che verrà impartito da centri di Ateneo per il conseguimento di 60 crediti formativi e una prova di abilitazione che darà l’accesso al concorso a cattedra. Al superamento di quest’ultimo si accederà all’anno di prova che si concluderà con la valutazione finale e la definitiva immissione in ruolo. Per quanto riguarda la formazione presso gli Atenei, è prevista la creazione dei percorsi in stretta correlazione con il mondo della scuola.
Precari con 3 anni di servizio: ecco il percorso dedicato per l’immissione in ruolo
L’altro canale del reclutamento si concentra sui docenti precari: si prevede infatti un percorso dedicato per supplenti storici che abbiano al loro attivo 36 mesi di attività. Questi insegnanti potranno accedere direttamente al concorso pubblico e procedere successivamente ad un riallineamento formativo tramite un contratto part-time ed un percorso finalizzato all’acquisizione di 30 CFUnei centri di Ateneo, con successiva prova di abilitazione e anno di prova.
Fase transitoria fino al 2024
Ma la riforma prevede una fase transitoria, che vedrebbe l’intenzione di accelerare l’immissione in ruolo dei docenti fino al 2024.
Questa fase transitoria è prevista nei seguenti termini:chi ha la laurea magistrale e 30 CFU formativi universitari e accademici, potrà accedere al concorso docenti. Una volta superato il concorso si otterrà un contratto di supplenza part time e si integrerà la formazione iniziale con altri 30 CFU e si andrà alla prova finale per ottenere l‘abilitazione. Con questa si potrà insegnare nelle scuole paritarie, mentre, per completare il percorso e insegnare nelle scuole statali si dovrà intraprendere l‘anno di prova al termine del quale è prevista la valutazione finale. Chi avrà valutazione positiva sarà infine immesso in ruolo.
Formazione continua incentivata per il personale docente
Una grossa novità contenuta all’interno della bozza di riforma del reclutamento riguarda la formazione continua per il personale. Per incentivarla il governo ipotizza una progressione stipendiale accelerata per i docenti che frequentano con profitto corsi selezionati.
Il percorso di formazione e aggiornamento permanente è articolato in cinque gradi. Il primo grado è conseguito al termine di un percorso di durata quadriennale. Tutti i successivi gradi, dal secondo al quinto, durano cinque anni. Ogni livello si conclude a seguito di una verifica finale collegata anche a una “valutazione del miglioramento dei risultati scolastici degli alunni degli insegnanti che accedono al percorso di formazione e aggiornamento”.
Al raggiungimento di ogni livello di formazione scatta la progressione salariale prevista dalla contrattazione nazionale attualmente legata esclusivamente all’anzianità di servizio.