Riforma Pnrr reclutamento e formazione docenti, Anief chiede al Governo di ascoltare la voce della protesta

“Ci aspettiamo che il Governo apra al mondo della scuola. E che apra ascoltando la voce della protesta, che tende ad avere un sistema di reclutamento più agile e che incentivi i giovani, premiando il merito dei più bravi, quindi di coloro che dimostrano di saper insegnare e lavorare con i nostri studenti”. La richiesta arriva da Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief.
Intervistato dall’emittente radiofonica Italia Stampa, Pacifico ha detto che “è importante introdurre il doppio canale di reclutamento: nella fase transitoria confermerebbe nei ruoli dello Stato chi ha un contratto a tempo determinato, permettendo anche a loro di accedere ai percorsi per conseguire l’abilitazione ed essere stabilizzati; dall’altra parte, servono regole chiare e certe, che dopo l’anno di specializzazione universitaria portino direttamente all’immissione in ruolo tutti coloro che di fatto sono già stati valutati positivamente in questi anni”.
Le dichiarazioni del sindacalista Anief arrivano mentre in Senato le commissioni Affari Costituzionali e Istruzione pubblica, beni culturali stanno decidendo sull’ammissibilità dei 300 emendamenti presentati sul Decreto Legge n. 36.
Tra le richieste di modifica del testo già approvate in Cdm, figurano circa 50 emendamenti suggeriti da Anief: vanno dalle nuove forme di individuazione e immissione in ruolo alla cancellazione del precariato, dalla mobilità senza più vincoli gratuiti agli organici da collocare tutti in diritto, dalla formazione iniziale e permanente alla salvaguardia di coloro che sono risultati idonei a seguito della partecipazione ai concorsi pubblici nella scuola.
Il giovane sindacato ricorda che ai tempi delle storiche Ssis si aprì un canale di abilitazione di un anno ai precari con 36 mesi di servizio svolto, che quindi entravano nelle graduatorie permanenti e poi in ruolo: perché oggi questo non si può fare? E per quale motivo si continuano a non rispettare alcune direttive europee, come la 70 del 1999 e l’88 del 2003, che prevedono che la formazione si svolta in orario di servizio e sia retribuita? Si preferisce oggi imporre una formazione oltre l’orario e non remunerata.