Riforma pensioni, non serve solo qualche modifica alla legge Fornero

Sistema previdenziale e sostenibilità: non basta qualche aggiustatina alla legge Fornero per risolvere i problemi delle pensioni.
Il 20 dicembre si è tenuto, nel pomeriggio, il primo tavolo di confronto sulla riforma pensioni. La riforma, come abbiamo detto, slitta al prossimo anno e, nel migliore dei casi, sarà varata solo nel 2023. Ma da questo incontro le parti sociali hanno in parte preso atto degli orientamenti del governo al riguardo.
Landini, segretario della GCIL, in una intervista ha dichiarato che le parti sociali hanno presentato al governo la proposta unitaria di riforma chiedendo un confronto che dovrà, di fatto, affrontare tutte le questioni sollevate.
Le parti sociali non sono interessate ad aggiustare o correggere le distorsioni e le diseguaglianze della legge Fornero e chiedono che la riforma pensioni sia frutto di un confronto, diversamente da quello che è accaduto con la riforma dell’IRPEF.
I temi che richiedono un approfondimento, secondo i sindacati sono la previdenziale per giovani e donne, flessibilità in uscita e previdenza complementare.
In Italia quello che occorre al momento non è, quindi, qualche aggiustatina alla legge Fornero che, ricordiamo, ha portato il pensionamento di vecchiaia a 67 anni, uno dei più alti in Europa. Ma serve un riforma profonda e strutturale che permetta ai lavoratori di poter uscire dal mondo del lavoro in modo sereno e consapevole senza dover correre ad “acchiappare” al volo una misura che, altrimenti, qualche anno dopo non esisterebbe più.
Il problema della previdenza sostenibile
E’ necessario agire su più fronti e non solo quello previdenziale. Perchè è sbagliato dire che la previdenza italiana ha in sistema poco sostenibile perchè sono troppo pochi i lavoratori a fronte di disoccupati e pensionati. Il problema, in questo caso, infatti, va ricercato nella disoccupazione e non nel sistema previdenziale. Con il calcolo contributivo, a cui pian piano si arriverà definitivamente, infatti, ognuno riceverà di pensione quanto versato negli anni di lavoro (rivalutato e trasformato tramite coefficiente). In questo modo il sistema previdenziale è sostenibilissimo.
Insostenibile, invece, è che in Italia a lavorare è solo una percentuale di popolazione e nello specifico, alla fine del 2020 su quasi 60 milioni di abitanti solo poco meno di 23milioni lavorava. 4 italiani ogni 10 svolgono attività lavorativa, producono e versano i contributi che servono a pagare le pensioni già liquidate.
Per risolvere, quindi, parte del problema della sostenibilità del sistema previdenziale è necessario risolvere il problema della disoccupazione aumentando, di fatto, la percentuale dei lavoratori.
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