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Riforma pensioni: con la fine della quota 100 non si può tornare alla Fornero

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Si torna a parlare di riforma pensioni con un’analisi della proposta dei sindacati e di quella dell’INPS.

Il Ministro Andrea Orlando si è reso disponibile alla riapertura del tavolo di confronto tra governo e parti sociali. I sindacati premono per rilanciare le proprie proposte che prevedono una flessibilità in uscita a 62 a, al limite, una quota 41 per tutti per non tornare alla legge Fornero.

Riforma pensioni: i sindacati

I sindacati vogliono un superamento del sistema delle quote ma allo stesso tempo vogliono evitare lo scalone di 5 anni che si verrebbe a creare alla scadenza della quota 100.
Per i sindacati, infatti “un sistema previdenziale solido e sostenibile deve avere radici salde nell’occupazione di qualità, e noi stiamo lavorando in questo senso consapevoli che senza lavoro non c’è previdenza e che la previdenza è strumento di coesione sociale e non solo una voce della spesa pubblica”. E proprio per questo motivo le parti sociali sostengono che per gestire la scadenza della quota 100 occorrono specifici meccanismi di discussione.

Ma secondo Andrea Orlando questi meccanismi devono tener conto anche della particolare situazione che il nostro Paese sta vivendo.

Riforma pensioni e INPS

In ambito di riforma dice la sua anche l’INPS, che vuole evitare di dover ricorrere ad una quota 102. E proprio per questo lancia la sua proposta che prevede di dividere la pensione in due parti, quella contributiva e quella retributiva, e allo stesso tempo prevedere un pensionamento a 62/63 anni di età.

All’accesso alla pensione a 62 anni verrebbe riconosciuto al lavoratore solo l’importo derivante dalla parte contributiva della pensione mentre per ricevere anche il resto dovrebbe attendere i 67 anni . Tridico nel sistema prevede anche delle agevolazioni: un anno di sconto per ogni figlio alle mamme lavoratrici oppure, come già accade nel sistema contributivo, l’aumento del coefficiente di trasformazione). Per i lavoratori gravosi, invece, potrebbe essere previsto un anno di sconto ogni 10 anni di lavoro pesante o, anche in questo caso, l’aumento del coefficiente di trasformazione.

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