Riforma del CSPI, prima bocciati poi riammessi gli emendamenti della Lega. Si punta alla modifica della composizione e al chiarimento delle funzioni

La discussione sul Decreto Scuola in Commissione Cultura della Camera ha visto momenti di tensione, con 41 emendamenti dichiarati inammissibili e altri 6 ritirati.
Tra i provvedimenti inizialmente bocciati, due emendamenti della Lega riguardanti il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (CSPI) sono stati poi riammessi dopo un riesame.
Le proposte della Lega per il CSPI
Gli emendamenti proposti dalla Lega, partito di cui fa parte l’attuale ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, mirano a riformare il CSPI, modificandone le funzioni e la composizione. L’obiettivo dichiarato è quello di rendere il Consiglio più efficiente, rappresentativo ed equilibrato nel processo decisionale riguardante l’istruzione pubblica.
Chiarire le funzioni del CSPI
Il primo emendamento si concentra sulla definizione delle funzioni del CSPI, limitando i pareri obbligatori a specifici atti normativi e rendendo facoltativi quelli su altre materie, in particolare quelle già oggetto di partecipazione sindacale. Si prevede inoltre un termine di dieci giorni per l’espressione dei pareri, superato il quale si procederà senza di essi.
Modificare la composizione del CSPI
Il secondo emendamento propone di aumentare il numero dei membri del CSPI da 36 a 42, introducendo la nomina di sei esperti da parte del ministro dell’Istruzione, di cui tre designati dalla Conferenza Unificata e tre dal Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (CNEL). Si abroga inoltre la disposizione che prevedeva la nomina di alcuni membri da parte del CNEL stesso.
Le motivazioni della Lega
La Lega sostiene che queste modifiche siano necessarie per chiarire il ruolo del CSPI, evitando sovrapposizioni con la partecipazione sindacale e rendendo più efficiente il processo decisionale. L’aumento dei membri e la nuova modalità di nomina degli esperti, inoltre, garantirebbero una maggiore rappresentatività e un più equo equilibrio nel processo decisionale all’interno del Consiglio.