Riforma (4+2) istituti tecnici e professionali. PSI: “Una legge ideologica che strizza l’occhio alle imprese”, Cangiano (FdI): “Restituisce dignità agli Istituti Tecnici e Professionali”

Approvata in via definitiva dalla Camera, la riforma del modello 4+2, il nuovo schema per la formazione tecnica e professionale. L’obiettivo dichiarato è ambizioso: modernizzare un sistema educativo spesso accusato di essere distante dalle esigenze del mercato del lavoro, rendendolo più flessibile e al passo con i tempi.
Alcune importanti novità sono state introdotte già quest’anno, con la sperimentazione di percorsi quadriennali negli istituti tecnici e professionali. Tuttavia, senza una legge organica che definisca con chiarezza i contorni della riforma, molte innovazioni cruciali rimangono in stand-by. Tra queste, l’aumento delle ore dedicate alle attività laboratoriali, il coinvolgimento di esperti provenienti dal mondo del lavoro e la creazione di percorsi formativi più personalizzati.
L’implementazione completa della riforma si preannuncia complessa e articolata, richiedendo un’attenta pianificazione e un’ampia concertazione tra le diverse parti coinvolte. Ma a far rumore, nelle ore che hanno preceduto il voto alla Camera, è stata soprattutto l’assenza del Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, che aveva scelto di non presentarsi in aula per illustrare i dettagli del provvedimento.
Il dibattito politico attorno alla nuova Riforma
Una scelta che ha scatenato la dura reazione del Movimento 5 Stelle, con Antonio Caso, capogruppo M5S in commissione Cultura, che non ha risparmiato critiche al Ministro: “Valditara tiene talmente tanto alla “sua” legge sulla filiera formativa tecnologico-professionale da non presentarsi nemmeno in aula. Ci rassicurano sia in arrivo, faccia con comodo. D’altronde il Parlamento è già stato mortificato dal decreto che il ministro ha emesso in barba alla discussione nelle aule, così come dall’assenza di alcun margine di manovra in commissione”.
Caso ha poi rincarato la dose, accusando Valditara di voler imporre una riforma calata dall’alto, senza un reale confronto con le forze politiche e con il mondo della scuola: “Valditara ha detto che per lui questa è una riforma epocale? Almeno venga alla Camera a confrontarsi con il Parlamento”.
Per il deputato M5S Gaetano Amato, che interviene in aula: “Con questo provvedimento la scuola viene ridotta a luogo per sfornare lavoratori, quasi dovesse sostituire i centri di addestramento professionale del passato. In assenza di risorse pubbliche si punta ai finanziamenti privati da parte dell’industria territoriale. Ma non si tratterà di investimenti, perché non ci sarà alcun affiancamento di lavoratori nel corso della formazione e l’azienda potrà avvalersi di risorse continue da parte delle scuole. Noi ci opponiamo e continuiamo a credere nella scuola come luogo di formazione di persone con pensiero critico per orientarsi in un mondo sempre più complesso”.
Valentina Aprea, responsabile del Dipartimento Istruzione di Forza Italia, ha espresso soddisfazione per questo risultato, sottolineando come rappresenti il completamento della riforma Moratti (Legge 53/2003), che ha stabilito la pari dignità tra i percorsi di istruzione secondaria superiore e quelli di formazione professionale regionali, avviando inoltre la specializzazione terziaria non accademica post-diploma.
I gruppi parlamentari delle commissioni Cultura di Camera e Senato di Forza Italia hanno contribuito attivamente all’istituzione di questi nuovi percorsi, introducendo flessibilità nei moduli formativi e collegando in modo sistemico l’offerta formativa con il mondo del lavoro. Forza Italia ha sostenuto principi come la pari dignità di tutti i percorsi della filiera, la durata quadriennale dei percorsi superiori sperimentali, le collaborazioni esterne con docenti provenienti dal mondo delle imprese, l’accesso diretto degli studenti agli ITS Academy e la formazione degli insegnanti direttamente nelle imprese.
Forza Italia ha lodato le Regioni Lombardia, Lazio e Calabria per aver investito nella sperimentazione ministeriale delle filiere tecnologico-professionali, programmando l’offerta formativa in base alle esigenze di competenze del mercato del lavoro locale. Il Ministro Valditara ha dato parere favorevole a una proposta di Forza Italia che prevede la ridenominazione degli istituti tecnici in istituti tecnologici, un’iniziativa volta a mantenere il passo con i tempi e affrontare le sfide future.
La deputata del PD Ilenia Malavasi critica duramente il disegno di legge per l’istituzione della filiera formativa tecnologico-professionale della scuola, evidenziando vari problemi e limiti. Durante l’esame in Aula, Malavasi denuncia che la legge arriva senza possibilità di correzione dei suoi evidenti limiti, definendola una riforma confusa, imposta dall’alto e senza il necessario confronto con il mondo della scuola.
Malavasi segnala inoltre che il Ministero ha inviato una circolare alle scuole per l’adesione a una sperimentazione quadriennale, nonostante il parere negativo del consiglio superiore della pubblica istruzione. Questo, secondo Malavasi, rappresenta un’incomprensibile accelerazione che non ha permesso al confronto parlamentare di migliorare il testo della legge, imponendo tempi insostenibili e ignorando l’autonomia scolastica.
Nonostante l’idea della filiera formativa sia corretta, Malavasi ritiene che i tempi, i metodi e i contenuti siano errati, definendo la riforma un disastro. Solo 171 istituti hanno aderito alla sperimentazione, principalmente in regioni già avanzate in termini di progettualità, dimostrando la mancanza di chiarezza degli obiettivi del governo.
Malavasi sottolinea che il percorso parlamentare avrebbe potuto migliorare la riforma definendo linee guida nazionali per un equilibrio con le regioni, trovando i fondi necessari e garantendo la formazione del personale docente. Nonostante la richiesta di un monitoraggio delle sperimentazioni già effettuate, il governo ha rifiutato, secondo Malavasi, per nascondere i disastri compiuti a danno della scuola.
Il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha dichiarato che oggi è una giornata importante grazie al lavoro di squadra di tutta la maggioranza. Ha evidenziato che si sta onorando un impegno preso con gli studenti e il mondo del lavoro attraverso la creazione di una nuova filiera tecnico-professionale. Questo canale di istruzione di alta qualità fornirà una formazione solida e programmi innovativi, assicurando competenze teoriche e pratiche di qualità grazie anche al contributo delle imprese.
Valditara ha sottolineato che l’obiettivo è costruire un sistema di istruzione che, ispirandosi alle migliori esperienze europee, offra ai giovani gli strumenti per costruirsi un futuro solido in base alle loro inclinazioni. Al contempo, questo sistema dovrebbe fornire al settore produttivo le professionalità necessarie per rimanere competitivo. Attualmente, la metà delle aziende trova difficoltà a coprire i posti disponibili, evidenziando un drammatico disallineamento tra offerta e domanda di lavoro. Il governo si è impegnato a risolvere questo problema.
Inoltre, Valditara ha menzionato che il maggiore collegamento tra formazione e impresa è stato discusso al recente G7 Istruzione di Trieste, ricevendo consenso unanime. La risposta positiva dal Sud, con l’adesione alla sperimentazione dei percorsi quadriennali di istruzione e formazione tecnica e professionale, dimostra la volontà di riscatto di molte realtà del Mezzogiorno. Questa riforma offrirà un’ulteriore leva per lo sviluppo di queste aree.
Secondo l’on. Paola Frassinetti, Sottosegretario al Ministero dell’Istruzione e del Merito, questa riforma porterà non solo a migliori prospettive occupazionali per gli studenti, ma anche a una maggiore competitività per le aziende italiane.
Il cuore della riforma è un’offerta formativa integrata, caratterizzata da una maggiore interazione con le imprese e dalla possibilità di istituire veri e propri Campus. Questi Campus saranno creati per rispondere alle specifiche esigenze e alla vocazione dei territori locali. L’obiettivo principale del Governo è quello di fornire agli studenti percorsi di istruzione e formazione sempre più qualificati e diversificati, favorendo una più rapida integrazione nel mondo produttivo e professionale.
“Questo ennesimo ddl approvato, è ancora un impegno mantenuto dal Governo Meloni e dal Ministro Valditara. Perché finalmente restituisce dignità agli Istituti Tecnici e Professionali, sdoganandoli da quel retaggio arcaico ed ideologico che li vedeva destinati ad una utenza poco attenta e poco proiettata al futuro. Con l’introduzione della filiera, questo rigido paradigma formativo ed educativo che esisteva, lo abbiamo sovvertito” ha commentato Gimmi Cangiano, FdI, Componente della Commissione Istruzione alla Camera.
Il deputato di AVS e portavoce di Europa Verde Angelo Bonelli ha criticato duramente il governo italiano, accusandolo di voler privatizzare la scuola pubblica dopo aver tentato di fare lo stesso con il sistema sanitario. Secondo Bonelli, l’attuale amministrazione mira a trasferire la gestione dell’istruzione dalle mani dei docenti alle aziende private.
In particolare, la riforma della filiera formativa tecnologico-professionale proposta dal ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara prevede un modello educativo 4+2. Questo consiste in quattro anni di scuola superiore orientati alle esigenze delle imprese locali, con esperti aziendali che insegnano al pari dei docenti e un incremento delle ore di alternanza scuola-lavoro (PCTO). Successivamente, sono previsti due anni di formazione specialistica negli Istituti Tecnici Superiori (ITS).
Nonostante le intenzioni del ministro, la sperimentazione del nuovo modello è stata un fallimento, con solo 171 istituti tecnico-professionali su circa 3.000 che hanno aderito. Bonelli ritiene che questo approccio danneggi la scuola pubblica e penalizzi i ceti medi e popolari, accusando il governo di voler privatizzare ogni aspetto della società.
Per il Partito Socialista Italiano, come scrivono Enzo Maraio, segretario nazionale PSI e Luca Fantò, responsabile nazionale PSI scuola: “Risulta troppo facile immaginare come l’azione delle filiere formative verrà orientata ai bisogni del mercato locale più che alle esigenze sociali e culturali dei giovani studenti. Basta ricordare come, all’interno del Disegno di legge, viene utilizzato esplicitamente il termine “addestrare”, parola che va naturalmente in conflitto con “formare”. Evidentemente l’ideologia che sottende all’azione del governo Meloni porta a immaginare la scuola come istituzione che “addestra” i giovani e quindi i futuri cittadini. Una destra ideologicamente schierata accanto alle imprese più che ai lavoratori. Una destra che con l’autonomia differenziata sembra voler consegnare il Paese agli interessi dei potentati locali. Noi socialisti, invece, crediamo che la scuola debba rendere liberi i giovani. Futuri cittadini italiani, liberi di poter formare la propria coscienza in contesti in grado di offrire conoscenza e consapevolezza. Anche per questo il PSI è impegnato, accanto alle altre forze politiche di opposizione, nella raccolta firme per il referendum sull’autonomia differenziata.”