Rientro a scuola in alto mare. Lettera
Inviata da Silvia Baglini – sono un’insegnante di filosofia e storia presso il liceo “Enriques” di Livorno. Vi ho scritto in passato e Voi gentilmente avete dato spazio al documento e alla sottoscrizione contro la DAD, per il rientro a scuola in presenza e in sicurezza, che partita dal nostro liceo ha superato oggi le 2200 firme
Sembra però che il Ministero, punto per punto, stia negando ogni nostra richiesta:
- revisione degli organici per superare le classi pollaio: ma gli Uffici scolastici autorizzano classi di 28, 29, fino a 31-32 studenti, anzi dispongono l’accorpamento di classi più piccole!
- piano di assunzioni: gli 83mila posti di ruolo sbandierati dal Ministero non basteranno neppure a coprire i pensionamenti; in più avremo 50mila “superprecari” licenziabili senza preavviso ove si tornasse alla dad – come se non fossero docenti uguali agli altri; come se non si trattasse anche di persone che per prendere una supplenza si spostano di centinaia di km; come se non fossero quelli e quelle, docenti e ATA, che consentono di aprire le scuole!
- piano di lavori e piano per l’edilizia: non pervenuto, se non scaricando sugli Enti locali le responsabilità e prevedendo fondi irrisori, ovviamente insufficienti. Al massimo avremo altre strutture fatiscenti, perché gli investimenti sull’edilizia scolastica non sono, mai, una priorità.
- no alle esternalizzazioni: ed ecco invece i riferimenti all’ingresso del “terzo settore” nella didattica e addirittura con compiti di vigilanza sugli alunni.
- no alla dad: ed ecco il piano per la “didattica digitale integrata”, che resterà ben oltre la situazione emergenziale, nonostante si sappia bene che anche solo dal punto di vista infrastrutturale questo aggraverà le disuguaglianze tra gli studenti.
- tutela della salute di tutti gli attori: lavoratori e lavoratrici, studenti, famiglie. Ed ecco il CTS: prima ci vogliono due metri di distanza, poi basta il “metro statico” al chiuso (tanto sappiamo che bambini e ragazzi stanno immobili per ore), poi non serve neanche più quello, bastano le mascherine. In barba a qualsiasi protocollo: poiché da marzo ad oggi non è stato fatto NIENTE per riaprire le scuole in sicurezza, ora si dice, anzi si scrive, che non ce ne importa nulla della sicurezza. Del resto, ad aule che ci cadono in testa siamo abituati, no?
Senza una scuola decente il Paese non va da nessuna parte. L’emergenza è certo qualcosa di difficile da governare, ma rispetto alla scuola si va dal colpevole menefreghismo a “soluzioni” ridicole quando non offensive. Si lede il diritto all’istruzione, proprio mentre si introduce l’Educazione civica con voto.
A meno di quindici giorni dall’inizio del nuovo anno scolastico siamo ancora in alto mare. Sempre più stanchi, sempre più arrabbiati.
Non smettiamo di avanzare le nostre richieste. Non siamo disponibili a compromessi al ribasso. Sappiamo che non è questo governo ad aver creato le classi pollaio, la lista delle responsabilità è lunga e appare ridicolo vedere soggetti politici che negli anni hanno distrutto l’istruzione pubblica alzare ora la voce, solo perché sono all’opposizione.
Ma non basta attribuire responsabilità a chi ha governato prima. Occorrono risposte concrete, e subito.