Rientro a scuola: e se ogni giorno facessimo lezione in un posto diverso? Lettera

Inviato da Mara Pieroni – Se cominciassimo subito a smantellare i tramezzi che dividono le aule scolastiche per renderle più ampie…
se iniziassero subito dei lavori straordinari in ogni istituto scolastico per creare più ingressi…se, per distanziare le postazioni dei banchi, queste venissero opportunamente incollate ai pavimenti affinché gli studenti non le spostino… per poi mettere dispenser di disinfettante per ogni classe, aggiungere in ogni aula un purificatore dell’aria che agisca senza prodotti tossici per la salute dei ragazzi…aggiungere condizionatori d’aria perché si devono fare, durare il prossimo anno scolastico, settimane in più per recuperare i giorni di lezione persi durante la pandemia…Se tutte le infrastrutture scolastiche venissero riadattate nel più breve tempo possibile, anche facendo lavorare manovali, geometri, architetti ininterrottamente, ossia giorno e notte, per rendere sicuri i luoghi chiusi della didattica in presenza…Ormai, con il tempo che ci rimane, cioè poco più di due mesi, non si farebbe in tempo. Nella scuola è la burocrazia il grande problema. Gli edifici scolastici sono locali dei Comuni e delle Province e non è pensabile riadattarli senza permessi di queste istituzioni, fare veloci gare d’appalto, evitare lungaggini di ogni tipo. In molte scuole soltanto adesso stanno iniziando i lavori di consolidamento contro gli eventi sismici con i fondi stanziati dopo il terremoto del 2016…quasi quattro anni sono trascorsi. Come credere che si possano a breve creare le condizioni per ampliare le aulette di tante scuole per il rientro a settembre?
Se iniziasse invece cominciassimo a smantellare i muri che dividono la didattica e cercassimo nuove modalità per il tempo scuola? Invece della lagnosissima e anacronistica lezione frontale proponiamo una didattica immersiva e laboratoriale, sfruttiamo tutti gli spazi culturali che la nostra penisola ci offre: musei, teatri, palazzi antichi, palazzi del potere, chiese, cattedrali, mercati, arene, stadi, parrocchie, fabbriche, biblioteche, cinema, pinacoteche. Portiamoli ogni giorno in un posto nuovo, diverso, a turno, a rotazione. Quattro classi restano a scuola in aula magna, due classi nella stanza del consiglio comunale, tre classi in cattedrale, tre classi allo stadio, quattro classi al teatro. Rendiamo gli studenti protagonisti degli apprendimenti non nelle piccole aule delle nostre scuole acciaccate dai terremoti e allagate dalle alluvioni. In questo modo si potrebbero anche creare nuovi posti di lavoro per nuove figure professionali: tutor museale scolastico, assistente di laboratorio in loco, guida scolastica di luoghi religiosi. E soprattutto portiamoli in questi posti a piedi, se con i mezzi pubblici ci sono problemi di contagio. Ogni comunità ha i suoi luoghi di aggregazione che possono essere adattati per i nostri allievi.