Ridurre le assunzioni di 5mila docenti precari non farà risparmiare lo Stato. Lettera

Inviato da Mario Bocola – E il MEF ruggì.
I dati del calo fisiologico del numero degli alunni nelle scuole dovuto al calo demografico delle nascite che ha portato ad una diminuzione degli alunni per classe ha costretto il Ministero dell’Economia e delle Finanze a tagliare ben 5000 posti dei docenti da immettere in ruolo in tutti gli ordini e gradi di scuola.
Saranno, infatti, poco più di 53.000 gli insegnanti che dal prossimo settembre avranno il contratto a tempo indeterminato rispetto alle poco più di 58.000 unità richieste dal Ministero dell’Istruzione.
Insomma il Mef ha stretto i cordoni della cinghia, osservando il dato complessivo delle iscrizioni degli ultimi tre anni e non l’effettiva necessità di coprire i vuoti in organico di diritto.
Un escamotage quello adottato dal dicastero di Via XX settembre per contenere la spesa pubblica, anche se quest’ultima sforerà con il ripetersi dell’annoso fenomeno della “supplentite”, che il prossimo anno scolastico dovrebbe pesare in maniera più virulenta sulle casse dello Stato.
Il Ministro Bussetti dovrebbe calarsi molto più nelle realtà (che conosce molto a fondo) prima di sbandierare ai quattro venti le assunzioni a tempo indeterminato dei docenti e di non creare in questi ultimi amare disillusioni.
Molti insegnanti, infatti, appartengono alla platea del precariato storico e vantano numerosi anni di insegnamento ed esperienza didattica nella scuola per cui sarebbe il caso di tutelarli e rassicurarli e non di prenderli ancora in giro ancora con contratti da supplenti (al termine delle lezioni o al termine dell’anno scolastico – 30 giugno o 31 agosto) piuttosto che concedere loro l’agognata nomina a tempo indeterminato.
Con questi dati sul calo fisiologico dovuto al decremento delle nascite e alla conseguente diminuzione delle iscrizioni degli alunni nelle scuole che senso ha bandire una pletora di concorsi per l’assunzione di altri docenti che, col taglio delle classi, non avranno la possibilità di lavorare nella scuola?
Sarebbe il caso di bandire i concorsi solo per quelle classi di concorso, dove è prevista effettiva necessità di docenti e non sui posti a rischio di esubero.
Un’altra osservazione riguarda le classi pollaio. Che fine ha fatto il provvedimento che prevedeva la cancellazione delle classi pollaio e la formazione di classi fino a 22 alunni? È sparito nel nulla oppure è stato inghiottito dalla scure dei dati ragionieristici del MEF per contenere la spesa?
Infatti di eliminazione del penoso fenomeno delle classi pollaio non se ne parla più eppure questo Governo aveva promesso che avrebbe risolto anche questa annosa faccenda, dal momento che l’insegnamento è diventata ormai una professione usurante, Quest’ultimo problema è una vicenda che tuttavia merita un approfondimento ed un discorso a parte.