Ricolfi: “Fino agli anni ’90 docenti con standard elevati. Oggi molte carenze. Reclutare molti insegnanti vuol dire abbassare la qualità media”

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Il suo libro, il ‘Danno scolastico’, scritto a quattro mani con Paola Mastrocola, sta facendo il giro del web per i suoi contenuti da alcuni molto condivisi da altri molto criticati. Luca Ricolfi, sociologo dell’Università di Torino, parla a 360° della situazione della scuola italiana, nel corso di una intervista per Italia Oggi.

A tal proposito ricordiamo l’appuntamento su Orizzonte Scuola Tv di domenica 28 novembre, ore 17,30, con Paola Mastrocola, l’esperto in politiche scolastiche, Marco Campione, curatore di ‘Liberare la scuola. Vent’anni di scuole autonome’, Sandra Passerotti, autrice del libro ‘Le ragazze di Barbiana’ e Alfonso D’Ambrosio,dirigente scolastico.

La scuola progressista, abbassando sia la qualità dell’insegnamento sia l’asticella del successo scolastico, ha ampliato le diseguaglianze sociali anziché ridurle: il prezzo dell’abbassamento, infatti, è stato più salato per i ceti bassi che per quelli alti, che hanno anche altre risorse per creare opportunità ai propri rampolli“, esordire Ricolfi che dice, a proposito del prossimo sciopero indetto dai sindacati: “Non voglio dire che gli insegnanti italiani non guadagnino troppo poco e che non sia opportuno aumentarne gli stipendi“, precisa il professore dell’Università di Torino, ma “mi colpisce molto che non una parola venga spesa su due punti fondamentali: il crollo della qualità dell’istruzione e la mancata messa in sicurezza delle aule“.

Ricolfi individua il processo degenerativo della scuola a partire dagli anni 90: “l’uscita di scena (per pensionamento), di una generazione di insegnanti che, proprio perché si era formata in una scuola con standard elevati, era ancora in grado di trasmettere conoscenza in modo efficace“.

Ma un altro problema attuale della scuola è “l’ingresso massiccio delle famiglie nella gestione delle scuole, per lo più sotto forma di sindacalisti dei figli“, oltre all’invasione, “specie negli ultimi 15 anni, del tempo dei ragazzi da parte della vita virtuale su internet. Tutti questi fattori hanno sostenuto la deriva dell’abbassamento, da cui solo i ceti alti sono riusciti a proteggersi con la macchina delle lezioni private e, dopo la scuola e l’università, con la rete delle conoscenze e i privilegi di classe. Per i ceti bassi, l’abbassamento ha significato solo abbandono degli studi, o passaggio a studi (ancora) più facili, come nel classico passaggio da liceo classico o scientifico a istituto tecnico“.

Sul livello della formazione degli insegnanti, il sociologo ha un’idea precisa: “È verosimile che per la fascia 3-11 anni vi siano carenze di tipo pedagogico, e forse pure di motivazione, ma dalle medie in poi a mio parere le carenze sono prevalentemente cognitive, ovvero di ampiezza e profondità della preparazione dei docenti”.

E sul reclutamento, Ricolfi dice: “Si dimentica sempre un punto prosaico ma cruciale: scuola di massa significa anche dover reclutare dal complesso della popolazione una quota di docenti sempre più alta, e questo – di per sé – determina un crollo drammatico della qualità media degli insegnanti. Negli anni ’50 i docenti delle scuole secondarie e dell’università erano eccezionalmente preparati innanzitutto per il mero fatto di essere pochi”.

Scuola del tutti promossi che “fa tanti progetti a discapito della qualità, ha ampliato le disuguaglianze?” Dibattito con Paola Mastrocola [Domenica 28 novembre alle 17.30 su Orizzonte Scuola TV]

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