Richiesta certificato medico dopo 5 giorni di assenza docenti e studenti, “privo di fondamento scientifico”, a dirlo la Fimp

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La Federazione Italiana Medici Pediatri (Fimp) sostiene che “La reintroduzione dell’obbligo del certificato medico per il rientro a scuola rischia di far collassare la rete di cure primarie su cui già si sta poggiando largamente la gestione dell’emergenza Coronavirus”.

Il presidente della Fimp critica la simura contenuta nel DPCM del 25 febbraio scorso che contiene la necessità di un certificato medico per il rientro di studenti e docenti a scuola per assenze superiori a 5 giorni. “Il governo – è l’appello di Biasci – riveda una norma priva di fondamento scientifico e che contraddice le raccomandazioni sin qui promosse per contenere l’epidemia”. “Da una parte – dice- chiediamo alle famiglie di limitare gli accessi non necessari in ambulatorio e prediligere un primo contatto telefonico, dall’altra le costringiamo ad affollare gli studi medici per un adempimento burocratico cancellato tempo fa proprio perché privo di valore scientifico”.

“Come possiamo infatti certificare con certezza la non contagiosità di un paziente, come possiamo contenere il rischio della propagazione del virus in uno studio affollato, come non correre il rischio di essere contagiati noi stessi e diventare vettori del virus?”.

“Il quadro del nuovo Coronavirus è ancora assai incerto – spiega Mattia Doria, segretario alle attività scientifiche ed etiche della Fimp -. Lo è per tutti i medici di cure primarie. Nessuno di noi ha gli strumenti per certificare con ragionevole certezza l’assenza del nuovo Coronavirus nelle vie respiratorie. Mentre è proprio questo che le disposizioni del DPCM sottendono. E poi, non è più ‘pericoloso’ un bambino che torna a scuola dopo 4-5 giorni di assenza senza certificato (perché non previsto) rispetto a quello che torna guarito dopo 6-7 giorni? Inoltre, se è vero che i bambini sembrano meno colpiti, è altrettanto vero che possono fungere da incubatori, rimanere con poco o nessun sintomo e trasmetterlo ad anziani o persone con una fragilità immunitaria importante”.

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