Riapertura scuole, si torna in classe alle superiori, ma in molti licei alunni in presenza al 50%

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Dal 26 aprile e fino alla fine dell’anno scolastico si torna in classe anche nelle scuole superiori (secondarie di secondo grado). La presenza è garantita in zona rossa dal 50% al 75%. In zona gialla e arancione dal 70% al 100%.

Secondo gli ultimi dati disponibili, saranno almeno 7,5 milioni di alunni a tornare in classe, l’89,5% della popolazione scolastica, con un significativo incremento rispetto ai 6 milioni e 850mila alunni (l’80,5%) a scuola nella settimana che si è appena conclusa.

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Come segnala l’ANSA, in un report, in diverse città, come Roma, Napoli e Milano, non si partirà subito con il 70%, ma con una quota più bassa, il 50%.

Il problema che lamentano molti dirigenti scolastici è riuscire a conciliare la presenza di almeno 20-25 ragazzi in aula (in alcuni casi, soprattutto nelle grandi città, i numeri sono più alti e le aule spesso piccole) con le norme del Comitato tecnico scientifico sul distanziamento, che prevedono la distanza di almeno 1 metro tra le bocche degli alunni e di 2 metri in palestra.

“Ci vorranno alcuni giorni per sistemare il piano degli orari – spiega il presidente dell’Associazione presidi di Roma e Lazio Mario Rusconi – gli orari, in moltissimi istituti, nei primi giorni della prossima settimana, non cambieranno affatto, rimanendo con una presenza al 50%. Proprio per avere il tempo di organizzare avevamo chiesto di riprendere la scuola in presenza dal 2 maggio. L’Ufficio scolastico ha comunque dato alcuni giorni di flessibilità” .

Insomma, ci saranno due-tre giorni di tolleranza prima di partire con le percentuali fissate.

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A Napoli diversi istituti superiori hanno deciso di mantenere in presenza il 50% degli studenti, decisione presa anche in virtù dell’ordinanza emessa dal presidente della Regione, Vincenzo De Luca, che consente ai dirigenti scolastici di attestarsi al 50 per cento della didattica in presenza ”qualora risulti incompatibile l’applicazione delle linee guida del Dm n.39/2020”.

Il provvedimento del governo prevede che i territori con maggiori criticità accertate – presenza di focolai o elevata diffusione delle varianti – potranno derogare alla soglia minima e scendere anche a meno del 70% ma l’eventuale deroga è consentita solo in casi di ‘eccezionale e straordinaria necessità’.

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