Riapertura scuole: il distanziamento non deve intaccare la socialità
Alcune autorevoli opinioni su quello che il distanziamento sociale a scuola potrebbe comportare per i bambini.
Guido Saracco, rettore del Politecnico di Torino e alla guida della Task Force per la ripartenza delle Regione Piemonte, ospite della trasmissione 24 Mattino su Radio 24 spiega i suoi timori sul rientro.
Le misure precauzionali, secondo Saracco, non devono andare ad incidere con la socialità di cui i bambini hanno bisogno. La preoccupazione principale è che il distanziamento, in qualche modo, possa inspirare nel bambino un senso di diffidenza nei compagni.
Il Rettore spiega: “Dal punto di vista formativo, i danni
credo siano superiori nelle scuole elementari e dell’infanzia, perché
è lì che i bimbi maturano il senso della socialità e del rapportarsi
con gli altri. Dobbiamo fare attenzione al rientro, che dovrebbe
essere in presenza per tutti, e fare in modo che le precauzioni di
distanziamento non intacchino questo senso di socialità e non
sedimentino nei bimbi un senso di diffidenza rispetto al compagno di
classe da cui tenersi lontani. E’ una complicazione estrema ma da
questo dipende la salute psicofisica e dell’apprendimento”.
Lo stesso timore, d’altronde, viene condiviso anche dalla docente di pedagogia generlae e sociale dell’Università Bicocca di Milano, Monica Guerra che definisce il buco negli apprendimenti come una voragine che avrà un costo enorme da pagare“ma mi chiedo quanto sia, in
alternativa, il danno che si potrà subire se non investiremo per
evitare che ciò possa accadere. Sul tavolo ci sono le paure di tutti:
dei genitori, degli insegnanti e degli educatori. Ma bambini e ragazzi
ne hanno bisogno e l’impegno degli adulti è di immaginare servizi
educativi che magari saranno molto diversi da come li abbiamo
conosciuti oggi ma questa differenza può anche essere un’opportunità
per rimettere mano a questioni della nostra scuola che ne hanno
bisogno da tempo” spiega la docente.
La Guerra, poi, fa una sua riflessione sulla scala di priorità visto che in questi mesi gli studenti, bambini e adolescenti, non sono stati al centro del dibattito ma lo sono diventati nel momento che i genitori, gli insegnanti e rettori hanno iniziato a fare pressioni al riguardo.
” La situazione che li riguarda non può protrarsi oltre, e non parlo solo di un ritorno immediato a scuola, ma questo è il momento di iniziare a fare dei progetti pensando anche a loro” spiega la Guerra aggiungendo che ha funzionato fino ad ora nella didattica a distanza “ha funzionato laddove educatori, insegnanti e docenti delle università hanno messo a disposizione strumenti e occasioni di relazione dimostrando che, anche in questo
tempo e in questa forma, è possibile mantenere aperte relazioni di
apprendimento con i propri studenti”.