Riapertura scuole, Clementi: “Sui test salivari molti dubbi, meglio i tamponi classici”
“La scuola andava riaperta, non ci sono dubbi su questo. Ho sentito amici psicologi che sono preoccupati per una ricaduta psicologica negativa sui ragazzi, di diversa entità a seconda dell’età”, legata al lungo periodo lontani dai banchi.
A spiegarlo all’Adnkronos Salute è il virologo Massimo Clementi.
“Quindi, queste riaperture sono state decise in maniera razionale. Sui test salivari rapidi per un ritorno sicuro in aula, mi pare ottimistico quel 95% di sensibilità che viene citato. Solo uno di questi test mi pare sia arrivato a quel livello, ma abbiamo visto tanti esiti diversi per gli altri. Non sono convinto sul fare affidamento su questo tipo di controllo”.
“A mia informazione, il test antigenico salivare non ha ancora dato grandi evidenze di sensibilità – dice il direttore del Laboratorio di microbiologia e virologia dell’ospedale San Raffaele di Milano e docente all’università Vita-Salute – Quindi io, al momento, farei quel che si è sempre fatto in passato: monitorare se ci sono casi usando i test molecolari”, i tamponi classici, “quando servono, con interventi mirati e non così a tappeto. E tracciare i contagi, identificare gli infetti, isolare e mettere in quarantena quando serve. Poi c’è il grosso nodo dei trasporti e, sinceramente, non so se su questo si sia fatto qualcosa”.
La riapertura della scuola, però, “serviva per il ritorno alla vita normale dei ragazzi. Il modello ideale, se non c’è un problema grave a livello di pandemia, è ovviamente quello di una scuola aperta sempre. Ma – ammette Clementi – non si poteva fare diversamente” in Italia quando si è scelto di chiudere le aule.
“Anche la Francia a un certo punto ha dovuto chiudere. Ci sono stati anche altrove atteggiamenti altalenanti. E’ inevitabile. Purtroppo in pandemia molte acquisizioni di conoscenza vengono fatte in corso d’opera. Noi dovevamo imparare mentre affrontavamo i problemi”.