Riapertura scuole 26 aprile: restano stesse regole, ma ministero valuta test salivari per studenti. Sindacati insoddisfatti. Concluso l’incontro

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Da Viale Trastevere non vogliono inserire nuove regole ma aggiornare con note tecniche i protocolli vigenti, potenziare i tavoli di coordinamento prefettizi, non appena il Comitato tecnico scientifico formalizzerà le sue proposte su nuove varianti ed eventuali necessità di programmare nuove azioni. Il commento a caldo dell’Anief subito l’incontro con il ministero dell’Istruzione.

Per Anief, non ci sono le condizioni per garantire la sicurezza di alunni e personale il prossimo 26 aprile anche nelle zone arancioni e rosse. Ma si rischia anche un nuovo anno scolastico con gli stessi problemi senza la revisione dei parametri per formare le classi e la revisione degli organici su cui ci si era impegnati con la sottoscrizione degli accordi.

Il dott. Miozzo presidente del Comitato tecnico scientifico ha ribadito l’importanza della sperimentazione della regione Lazio per gli esami di Stato, che molto probabilmente saranno influenzati per i numeri bassi degli attori in presenza rispetto all’emergenza epidemiologica. Il dott. Greco ha illustrato le macro aree di spesa rispetto ai 306 milioni assegnati alle scuole, al netto dei nuovi 330 milioni di euro che riceveranno gli istituti con l’ultimo DL 41/2021. Di questi, 128 milioni sono stati spesi per acquisto dispositivo per igiene, consumo e protezione per emergenza, 81 milioni per strumenti necessari per la didattica a distanza, favorire inclusione, 54 milioni per l’adattamento di spazi interni ed esterni, sanificazione, manutenzione palestre, laboratori, 21 milioni per servizi professionali, assistenza didattica digitale integrata. Altri 460 milioni sono stati spese per lavori di edilizia leggera.

“Fino a quando non saranno rimosse tutte queste carenze, non si potrà pensare di riaprire le scuole in presenza mentre è diffuso il virus. Nonostante mesi di DAD al 50%, dal Governo non è arrivato ancora un piano per sdoppiare le attuali classi pollaio né è stato riconosciuto al personale una specifica indennità”, conclude Marcello Pacifico, presidente Anief.

A margine dell’incontro al MI, Francesco Sinopoli, segretario generale della FLC CGIL denuncia: “Ci troviamo davanti a un atto di volontà politica non supportato da condizioni reali. Prima di decidere la riapertura al 100% in presenza bisogna riprendere subito la campagna di vaccinazione, rinnovare i protocolli di sicurezza, effettuare tracciamenti, anche a campione, valutare i dati dei vaccinati, ancora non disponibili. In caso contrario non c’è alcuna garanzia per studenti e personale scolastico”. La FLC CGIL, assieme alla richiesta dell’immediata ripresa delle vaccinazioni al personale scolastico, ritiene necessario ottenere i dati relativi alla quantità di personale vaccinato, e se con prima o seconda dose.

“Vogliamo che la scuola riapra in presenza ma siamo molto preoccupati: avremmo voluto un aggiornamento del protocollo di sicurezza con indicazioni precise invece tutto viene detto ma niente fatto e si riaprono le scuole”, afferma Elvira Serafini, segretaria generale dello Snals.

“Il ministero della Salute sta valutando l’evidenza del test salivare per monitorare, attraverso gruppi di alunni, e prevenire l’eventuale contagio importando il ‘modello Lazio e Bolzano’ a scuola un po’ in tutte le Regioni, ma sono queste ultime che hanno la competenza: e questo ci preoccupa, avremo ancora una volta una situazione a macchia di leopardo”. Lo dice Maddalena Gissi, segretario Cisl Scuola. Gissi sottolinea come sia sbagliata la difformità tra territori che ha portato la dad a richiesta, per esempio, in Puglia. “Serve una presa di posizione di Regioni, Anci, Upi e Governo per garantire maggiore uniformità”, aggiunge.

“Se per aprire i ristoranti e le pizzerie dobbiamo aprire le scuole (senza garanzia di sicurezza), che non possono arrivare dopo – ha osservato in modo provocatorio Pino Turi, Uil Scuola – c’è un problema politico da risolvere: programmare per tempo e non guardare alla scuola come un unico indistinto. Ci vogliamo chiedere quali interventi sono stati messi in campo? Cosa è cambiato rispetto a prima? Niente per cui la preoccupazione non è infondata. Ci sono risorse destinate a questo, ne siamo contenti ma non rassicurati – ha osservato Turi – perché per utilizzarle proficuamente vanno aggiornati i protocolli di sicurezza. Non si può procedere senza un piano, un programma”. “C’è una preoccupazione fortissima da parte delle famiglie ma anche nel personale. Non ci sono dati sulla scuola – ha aggiunto – li abbiamo chiesti molte volte ma, ad oggi, non c’è un quadro esatto dell’incidenza del virus sul personale della scuola”.

Critico Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, che definisce la riunione “del tutto inconcludente e lascia invariata la situazione sul fronte sicurezza e non accoglie le nostre istanze”. “Appare evidente, dunque, che la riapertura delle scuole rappresenta una scelta politica assunta dal governo senza il supporto di evidenze scientifiche né di interventi mirati a risolvere le questioni più stringenti per garantire la tutela della sicurezza e della salute. A ciò si aggiunge il ritmo troppo lento a cui sta procedendo la campagna vaccinale. A questo punto – conclude Di Meglio – non ci resta che confidare nel meteo, con l’aumento delle temperature che, come noto, provoca una frenata dei contagi”.

Presente all’incontro anche l’Anp, che ha richiesto “di completare il piano vaccinale del personale in servizio presso le scuole per garantire le condizioni di sicurezza che, sole, possono dare continuità all’erogazione del servizio: è necessario, in particolare, che tutto il personale impegnato nell’imminente esame di Stato porti a termine la procedura vaccinale prima del suo inizio”.

Dal ministero hanno fatto sapere che il 52% dei fondi dello Stato alle scuole è stato utilizzato per acquisto materiali, il 27% per potenziare la didattica a distanza, il 18% per l’adattamento di spazi interni ed esterni e sanificazioni, il 7% per servizi professionali, sicurezza, formazione, servizi psicologici.

6318 sono stati gli interventi di edilizia leggera per un totale di 460 milioni di euro spesi.

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