Resa dei genitori, sofferenza della scuola, giovani fuori controllo. Lettera

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Inviata da Fernando Mazzeo – “Abbiate la famiglia come condizione inseparabile della vita, e respingete ogni assalto che potesse venirle mosso da uomini imbevuti di false e brutali teorie… so che così facendo, anche di mezzo alle possibili avversità, sorgerà per voi un senso di pace serena, un riposo di tranquilla coscienza che vi darà forza contro ogni prova, e vi terrà schiuso un raggio azzurro di cielo in ogni tempesta”.

Con queste parole profetiche G. Mazzini nei “Doveri dell’uomo” conferisce alla famiglia quella forza indistruttibile e necessaria che disciplina la volontà e, attraverso il sostegno di una educazione forte e tenace, guida il ragazzo nell’esercizio della riflessione che è condizione essenziale per il dominio di sé e la formazione del carattere.

Oggi, per varie ragioni, pochi hanno la fortuna di vivere le gioie della famiglia e tanti, privi di questo sano nutrimento, vivono con un’ ombra di tristezza nell’anima.

Il vecchio edificio sta crollando, i genitori non riescono più a porre un freno alle viziose tendenze dei figli capaci di fiaccare o deviare la coscienza morale e la scuola soffre e disperde in vani e sterili propositi il ricco tesoro della sua opera educativa. Nasce un’autorità nuova: l’ autorità della giungla degli eccessi della vita sensoriale e delle divertenti curiosità di tablet e smartphone che, assecondando esperienze sempre nuove, senza mai considerarne seriamente alcuna, tanti danni stanno provocando, facendo soprattutto dimenticare che la famiglia è la patria del cuore, è il più bel libro da sfogliare e la scuola è una cosa seria, molto seria, perché ha il non facile compito di preparare, non giocando, ma studiando e riflettendo, alla dura disciplina della vita.

La famiglia è la carezza della vita, la soavità dell’affetto, un riflesso amorevole. Oggi, purtroppo, in un orizzonte culturale che si restringe sempre più e fornisce saperi e relazioni superficiali, il ruolo tradizionale della famiglia è cambiato e non rappresenta più un modello ideale per riscoprire il primato dell’amore.

I giovani, privi di quelle forze nobili che fanno conoscere le più alte verità e sollevano verso le regioni libere del pensiero, sono colpiti solo ed esclusivamente da inerti meteore luminose che diffondono un gelido biancore.

Il pensiero, abbandonato a se stesso, sbadiglia, segue i mille artifici, le vane chimere e i fantasmi che appaiono rivestiti dei brillanti colori dello sballo e del divertimento che comprimono la libera espansione dello spirito. L’intelligenza non disdegna, ma abbraccia le fantastiche illusioni e non lavora più per l’acquisizione di un concetto, un’idea, un pensiero orientato all’apprendimento che disciplini e guidi la mente, doni la capacità di un impegno diligente e sicuro e, soprattutto, accolga la pienezza di una vita profondamente seria, segnata dal sapere, dal lavoro e dalla disciplina.
Lo studio non ravviva più nei giovani la fiamma della conoscenza, non fa più librare leggeri sulle ali del sogno, non ispira sentimenti e buoni propositi nell’angusto cammino dell’esistenza.

I giovani, oggi, confidano ciecamente nelle immagini effimere e lusinghiere di una felicità fuggevole, di un benessere che non genera felicità, nei gesti di un’attività che non fa progredire, allietare nello sforzo e gioire nella scoperta. Non solo. La famiglia non esiste più: è solo il luogo dove mangiare, dormire e nient’altro. Manca il calore delle parole di genitori uniti che, con
attenzione continua e occhio vigile, riescono a seguirli, a impartire loro una sana educazione, a trasmettere validi insegnamenti, buone regole e affetto sincero.

Privi di dialogo, dominati dall’abitudine e governati dalle mode, i ragazzi rimangono chiusi in se stessi. I genitori pensando di poter sostituire i rapporti umani con l’appagamento di beni materiali, finiscono con alimentare il vento gelido della solitudine che li spinge ad imboccare la
via dei vizi che costituiscono il vano tentativo di colmare il vuoto della loro esistenza. Forse, queste considerazioni risentono delle reminiscenze e della nostalgia di un tempo passato. Ma solo allontanando i giovani dai troppi abbagli esteriori e abituandoli allo sforzo e alla fatica di imparare, cominciano a colorarsi di nuovo, a caricarsi di una volontà forte capace di resistere ai tentacoli delle torbide visioni della rete che stanno annientando la scuola e la famiglia.

Bisogna far capire che le gioie pure e i valori autentici sono nella scuola, nell’educazione e nella famiglia dove è possibile riscoprire quelle misteriose influenze di grazie, di dolcezza e di amore che, giorno dopo giorno, con calore e con affetto conducono verso interessi d’ordine più elevato,
fanno scorgere gli intimi richiami che avvicinano al piacere di conoscere e preparano ad una lunga serie di fatiche e di lotte.

Così si spianerà la via all’impegno che incute tanto timore, perché male inteso, e si giungerà all’abbandono del pregiudizio, della moda che la scuola debba essere ad ogni costo allegra, piacevole e attraente. In questo modo, i giovani, capaci di una sana e serena operosità, conferiranno alla mente l’abito e il gusto dell’ordine intellettuale, impareranno a conoscere le vere fatiche del lavoro e le gioie che ne conseguono, non si lasceranno ingannare e fuorviare dalle nebbie della vita, perché la vita, per loro, altro non è che il seguito di un tirocinio già iniziato e in gran parte superato. Occorre, pertanto, per assegnare alla scuola e alla famiglia il suo scopo, il suo potere, i suoi obblighi e il suo altissimo ministero, educare i giovani a riflettere sulla necessità di un lavoro serio e profondo che renderà più appetibili, edificanti e desiderabili le gioie dell’intelletto, anziché quelle di un video che ritrae le tragedie altrui.

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