Registro elettronico violato, studenti modificano i voti a piacimento: i 4 diventano 8, mentre gli 8 sono diventati 2

Un gruppo di studenti di terza media, in provincia di Aosta, hanno messo in atto un piano degno di un film, riuscendo a impossessarsi delle password di accesso al registro elettronico di almeno quattro docenti.
Come segnala La Stampa, i giovani “hacker” hanno modificato decine di voti, trasformando insufficienze in eccellenze e, in un curioso rovesciamento, penalizzando le compagne più studiose con voti bassissimi. Il sistema informatico della scuola ha subito almeno 40 accessi abusivi, creando scompiglio nell’istituto scolastico.
La scoperta dell’inganno e le indagini interne
L’inganno è stato scoperto quando un insegnante ha notato un’anomalia: un “2” assegnato a una studentessa solitamente brillante. Due elementi hanno fatto scattare l’allarme: il docente non era solito assegnare voti così bassi e la ragazza aveva sempre ottenuto valutazioni decisamente migliori. Ciò ha dato il via a un’indagine interna.
La scuola, al momento, non ha ancora preso provvedimenti né presentato denunce, rimandando ogni decisione ai consigli di classe previsti per il 23 aprile, al rientro degli studenti dalla gita scolastica.
Registro elettronico manomesso: non è la prima volta
Non si tratta della prima volta, nel giro di un anno e mezzo, almeno tre casi si sono verificati. La violazione dei registri elettronici da parte degli studenti non è un evento sporadico, ma un fenomeno con caratteristiche ricorrenti, seppur con livelli di gravità e modalità differenti.
In quasi tutti gli episodi, la motivazione principale sembra essere quella di migliorare la propria situazione scolastica, intervenendo su voti insufficienti (come nel caso di Taranto, dove si tentò di modificare insufficienze in Matematica e Inglese) o su dati relativi alla frequenza (assenze e ritardi, come nel caso delle Marche).
Le modalità con cui gli studenti ottengono l’accesso rimangono spesso non del tutto chiarite nelle fasi iniziali delle indagini. Tuttavia, l’uso di dispositivi personali è un elemento comune. Alcuni studenti tentano di agire con cautela per non destare sospetti, evitando voti eccessivamente alti, anche se l’inesperienza o l’eccesso di confidenza possono tradirli. Il caso, in particolare, accaduto in Romagna, spicca per il livello di competenza tecnica apparentemente superiore, che gli avrebbe permesso non solo di modificare i voti ma anche di interferire con sistemi esterni alla scuola (rotte delle petroliere), indicando capacità che vanno oltre la semplice sottrazione di password.
La scoperta avviene frequentemente grazie alla vigilanza dei docenti o del personale scolastico, che notano incongruenze tra le proprie annotazioni (spesso ancora tenute anche su supporti cartacei, come l’agenda della professoressa nelle Marche) e i dati presenti nel registro elettronico. Ciò sottolinea l’importanza del controllo umano anche in sistemi digitalizzati. La segnalazione tempestiva da parte del personale scolastico alle autorità competenti (dirigente scolastico, Polizia Postale) è cruciale per avviare le indagini.
La sicurezza informatica nelle scuole: un’emergenza da affrontare con urgenza
L’episodio della violazione del registro elettronico da parte di studenti non è un caso isolato, ma il sintomo di un problema più ampio che riguarda la digitalizzazione scolastica. Diversi istituti hanno adottato piattaforme digitali senza dotarsi delle necessarie infrastrutture di sicurezza, esponendosi a rischi sempre più concreti. I registri elettronici contengono dati sensibili – voti, assenze, informazioni su alunni con bisogni speciali – che richiederebbero protezioni adeguate, spesso invece assenti.
L’aspetto giuridico di tale vicenda è altrettanto cruciale. Le scuole, in quanto titolari del trattamento dei dati, hanno precise responsabilità in materia di privacy che in questo caso sono state compromesse. I rischi non si limitano alle sanzioni amministrative. Se le modifiche ai voti avessero avuto conseguenze concrete – come una bocciatura ingiusta – la scuola potrebbe trovarsi esposta a azioni risarcitorie da parte delle famiglie. Anche sul fronte penale, pur trattandosi di minori, il caso dimostra come certi comportamenti possano avere implicazioni legali serie, pur dovendo essere gestiti con un approccio principalmente educativo.
Cosa possono fare le scuole per proteggersi? Innanzitutto, implementare sistemi di tracciamento degli accessi che registrino ogni modifica ai dati. Poi, strutturare permessi differenziati per limitare l’accesso solo a chi ne ha effettiva necessità. Infine, aggiornare i regolamenti scolastici per includere norme chiare sull’uso delle credenziali e sulle conseguenze di eventuali abusi.