Registro elettronico, uno strumento di trasparenza o controllo oppressivo? Il dibattito tra genitori e docenti: “Meglio le vecchie bugie?”, “Si dovrebbe controllare una volta a settimana”

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Il registro elettronico è ormai una realtà consolidata nelle scuole, ma il suo utilizzo divide genitori e insegnanti. Da un lato, offre trasparenza su voti, assenze e comunicazioni, dall’altro rischia di diventare un meccanismo di controllo eccessivo, minando la fiducia tra figli e genitori.

Alcuni utenti su Threads hanno espresso perplessità: “Meglio le vecchie bugie?”, si chiede un commento, mentre altri sottolineano l’importanza di un approccio equilibrato, evitando verifiche ossessive.

Genitori e studenti: due prospettive a confronto

Per molti studenti, il registro elettronico è un “incubo”, soprattutto quando i professori lo usano in modo inflessibile. “Devono tornare gli anni di piombo”, scrive un utente, evidenziando la frustrazione verso un sistema percepito come oppressivo. D’altra parte, alcuni genitori lo trovano utile per organizzarsi, come chi lo consulta solo per compiti e gite, senza invadere l’autonomia dei figli. “Mia madre non l’ha mai guardato”, racconta un altro commento, sottolineando l’importanza di responsabilizzare i ragazzi.

Tra circolari e comunicazioni: la gestione della burocrazia

Oltre al tema voti e assenze, il registro elettronico è spesso invaso da un “fiume di circolari”, come lamentano alcuni genitori. La mole di informazioni, spesso non pertinenti, rischia di sovraccaricare le famiglie. C’è chi, come una mamma, si stupisce del livello di dettaglio raggiunto: “Sapeva anche quanti minuti il figlio era rimasto fuori dalla classe”. La sfida, quindi, è trovare un equilibrio tra trasparenza e rispetto per l’autonomia di studenti e famiglie.

Registro elettronico: un “patto scellerato”? La dura presa di posizione di Paolo Crepet

“Un patto scellerato che ignora completamente l’interesse dello studente”: con queste parole Paolo Crepet condanna senza mezzi termini l’uso del registro elettronico nelle scuole, dalla primaria alla maturità. Lo psichiatra e pedagogista attacca frontalmente lo strumento digitale che ha soppiantato il tradizionale registro cartaceo, definendolo un sistema invasivo e controproducente.

L’applicazione, infatti, non è accessibile solo agli studenti, ma anche a genitori e familiari in possesso delle credenziali, trasformandosi – secondo Crepet – in un meccanismo di controllo costante che mina l’autonomia e la responsabilizzazione dei ragazzi. Una critica netta che riaccende il dibattito su fiducia, privacy e ruolo della tecnologia nell’istruzione.

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