Regionalizzazione scuola, Valditara: “Non è all’ordine del giorno. Ci sono altre priorità”

Frenata alla regionalizzazione dell’istruzione da parte del Ministero dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara: per il momento non sarebbe al centro del processo portato avanti dal Governo e su cui spinge molto la Lega.
Non subito, almeno. “Non è all’ordine del giorno”, riportano fonti al Ministero dell’Istruzione, si legge su Il Mattino.
“In questo momento ci sono cose più importanti: il dimensionamento scolastico, l’orientamento, il rinnovo del contratto”, aggiunge Valditara.
Come sappiamo, nei prossimi giorni il ministro Roberto Calderoli presenterà alle Regioni un testo per l’autonomia differenziata.
Dopo l’incontro di mercoledì scorso con i Presidenti di Lombardia, Veneto e Emilia Romagna, il governo tira dritto. Si va verso una legge di attuazione entro fine anno: la possibilità di chiedere il decentramento di tutte le materie previste, compresa l’istruzione. Nell’idea del governo prima di Natale ci dovrebbe essere il passaggio in Consiglio dei Ministri, all’inizio del 2023 l’esame in Parlamento ed entro la fine di ottobre il varo definitivo. Le Regioni meridionali, e non solo, sono pronte alle barricate.
La bozza del disegno di legge “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata di cui all’articolo 116, terzo comma, della Costituzione” risulta completa, in questa nuova formulazione, con alcune modifiche rispetto alla bozza elaborata dal ministro Maria Stella Gelmini nell’aprile 2022.
All’articolo 3 si parla anche di scuola. I livelli essenziali di prestazione sono applicati, infatti, anche in questo settore. Ad esempio, entro il 2027, ogni Comune dovrà mettere a disposizione il 33% dei posti negli asili nido per i bambini di fascia 0-3 anni e fissare i numeri di alunni e docenti per ogni scuola e classe.
Si legge: “Nelle materie di cui all’articolo 117, norme generali sull’istruzione, tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali, della Costituzione e nelle materie della tutela e sicurezza sul lavoro, dell’istruzione, salva l’autonomia delle istituzioni scolastiche e con esclusione della istruzione e della formazione professionale, e della tutela della salute, (…) il trasferimento delle competenze legislative o delle funzioni amministrative e delle risorse corrispondenti ha luogo a seguito della definizione dei relativi livelli essenziali delle prestazioni che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale”.
La proposta di legge, si specifica, non significa che una Regione potrà modificare il programma didattico o svolgere attività di insegnamento, che rimane riservata allo Stato. Ciò su cui l’autonomia potrà incidere è l’organizzazione. L’obiettivo a cui mirano le Regioni è iniziare un anno scolastico con i docenti assegnati alle classi fin dal primo giorno. Non è in discussione l’autonomia delle scuole nel fissare i programmi, né i concorsi per le assunzioni. I livelli essenziali di prestazione saranno fissati entro 12 mesi dalla data di entrata in vigore della legge.