Regionalizzazione scuola, Sinopoli (Flc Cgil): “Dietro autonomia differenziata si cela il controllo politico dell’istruzione. Si aumenteranno i divari, no convinto” [VIDEO]
Autonomia differenziata anche per la scuola. Con il ritorno al governo del centrodestra si ritorna a parlare di regionalizzazione. Un tema già portato avanti nel 2018 con il governo Conte I e la Lega azionista di maggioranza di quell’esecutivo. Con il ritorno a pieno titolo dei leghisti al governo, l’autonomia differenziata ritorna d’attualità.
Sull’argomento, a Orizzonte Scuola, interviene il segretario generale della Flc Cgil, Francesco Sinopoli: “Questo rischio è molto concreto, è anche nel programma del governo. È prevista l’autonomia differenziata nei programmi dei partiti, c’è poco da aggiungere. La mia preoccupazione è che questo argomento sia anche sostenuto anche da uno scambio con una riforma in senso presidenzialista del nostro Stato. Su questo siamo stati chiari in passato, tutti insieme. L’autonomia differenziata non è la soluzione ai problemi del Paese”.
Poi aggiunge: “Autonomia differenziata aumenterà i divari, farà diventare ancora più poveri le regioni che già lo sono e farà diventare più ricche quelle che lo sono già. Alcune regioni, poche, potranno pagarsi i loro organici, pagare di più gli insegnanti, mentre le altre regioni arrancheranno. Ribadisco la nostra contrarietà”
Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna: gli accordi preliminari
Nel 2017 il tema dell’autonomia regionalizzata ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione, è sorto a seguito delle iniziative intraprese da Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna.
Dopo aver sottoscritto tre accordi preliminari con il Governo a febbraio 2018, su richiesta delle tre regioni, il negoziato è proseguito ampliando il quadro delle materie da trasferire rispetto a quello originariamente previsto. Nel frattempo altre regioni hanno intrapreso il percorso per la richiesta di condizioni particolari di autonomia, che hanno dovuto però interrompere le iniziative a causa del covid.
Regionalizzazione scuola, cosa potrebbe cambiare?
L’idea della regionalizzazione dell’istruzione prevede che alcune regioni potrebbero stabilire in autonomia la propria offerta formativa e il trattamento economico degli insegnanti, attraverso concorsi regionali.
Dunque, nella pratica diventerebbero regionali l’organizzazione didattica, il sistema delle graduatorie e degli stipendi dei docenti. Ma anche l’offerta formativa e l’assegnazione di contributi alle scuole paritarie.