Reddito di cittadinanza: “Il sussidio non può essere a vita. Va fissato un termine oltre il quale non si può andare”. Le parole di Durigon (Lega)

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Finanziare la riforma delle pensioni limitando il reddito di cittadinanza. La Lega va di nuovo all’attacco e tramite il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, fissa i paletti per una sua riforma: non ci sarà una cancellazione, ma una profonda rivisitazione.

L’idea dell’esecutivo è quella di recuperare risorse dalla modifica del sussidio per impiegarle su una nuova Quota 102: la Lega punta a mandare le persone in pensione con 41 anni di contributi più 61 di età: “Soldi per rafforzare gli interventi verso i veri poveri e poi per introdurre Quota 41, cioè la possibilità di andare in pensione dopo 41 anni di lavoro”.

“Il sussidio non può essere a vita. Va fissato un termine oltre il quale non si può andare, un po’ come con la Naspi”, l’indennità di disoccupazione. Dopo i primi 18 mesi di Reddito, si può andare avanti al massimo per altri due anni e mezzo, “ma con un décalage”. In pratica dopo i primi 18 mesi, se il percettore non ha trovato un lavoro, l’assegno viene sospeso e si passa per sei mesi in un percorso di politiche attive del lavoro, che prevede per esempio corsi di formazione.

“Pensiamo che il sistema non debba più essere gestito centralmente dall’Inps ma sul territorio dai comuni, che conoscono meglio le reali situazioni di povertà”. In questo modo si calcola che si potranno risparmiare “a regime, cioè alla fine del percorso, almeno 3 miliardi” su una spesa di circa 8 miliardi l’anno.

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