Reddito: nel 2023 mai così basso rispetto agli ultimi anni, pesa inflazione. Povertà al 9,9%, livello più basso dal 2010
Secondo i dati Eurostat, la disponibilità di reddito reale delle famiglie italiane nel 2023 ha registrato una significativa riduzione rispetto ai livelli pre-crisi del 2008. A causa dell’inflazione, l’indice del reddito disponibile si è attestato a 93,74, oltre sei punti al di sotto di quello del 2008, mentre in Europa la media è salita a 110,82. I sindacati sollecitano un rinnovo dei contratti per ripristinare il potere d’acquisto, mentre Confesercenti prevede che il recupero del reddito reale ai livelli del 2008 avverrà solo entro il 2028.
Miglioramento di alcuni parametri sociali
Nonostante il calo del reddito, altri indicatori sociali mostrano segnali positivi. In particolare, il rischio di povertà per chi lavora è sceso al livello più basso dal 2010, attestandosi al 9,9% nel 2023. Anche l’occupazione ha registrato un incremento: il tasso tra i 20 e i 64 anni è salito al 66,3%, con un aumento di 1,5 punti rispetto all’anno precedente. Tuttavia, l’Italia rimane indietro rispetto alla media europea, soprattutto per quanto riguarda l’occupazione femminile.
Lavoro e disoccupazione
Il mercato del lavoro italiano ha mostrato segnali di vitalità con un calo della disoccupazione di lunga durata e una riduzione del numero di giovani Neet (non impegnati in attività di studio, formazione o lavoro), che ha raggiunto il 16,1%, il dato più basso dal 2009. Nonostante questi progressi, i sindacati segnalano che molti dei nuovi occupati sono impiegati con contratti precari e retribuzioni basse, in parte a causa della necessità di molte persone di entrare nel mercato del lavoro per far fronte al calo dei redditi familiari.
Istruzione: riduzione dell’abbandono scolastico e aumento dei laureati
Nel settore dell’istruzione, si osserva un calo dell’abbandono scolastico, con il tasso che scende dall’11,5% al 10,5%, il più basso mai registrato. Aumenta anche la percentuale dei laureati tra i 30 e i 34 anni, che passa dal 27,4% al 29,2% nel 2023, sebbene l’Italia rimanga ancora lontana dalla media europea, che è del 43,9%.