Recovery Plan, Bruxelles promuove a pieni voti il Pnrr italiano. Subito una quarantina di miliardi. Cosa si prevede per la scuola
Il PNRR dell’Italia è stato giudicato positivamente da Bruxelles. L’Unione Europea ci ha assegnato tutte “A”, il massimo, ad eccezione di una “B” per la voce costi. L’ufficializzazione arriverà martedì, ma le carte sono già state anticipate dalle agenzie.
Alla luce delle risultanze dell’esame del Pnrr italiano, la Commissione Ue dà il via libera al 13% di pre-finanziamento all’Italia, a breve dovrebbero quindi arrivare una quarantina di miliardi.
Il piano italiano sarà approvato con 10 A (il punteggio massimo), fatta eccezione per una sola ‘B’ sui costi del piano, così come per tutti gli altri piani di Recovery già approvati finora.
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) prevede un corposo e organico pacchetto di investimenti e riforme, con l’obiettivo di modernizzare la pubblica amministrazione, rafforzare il sistema produttivo e intensificare gli sforzi nel contrasto alla povertà, all’esclusione sociale e alle disuguaglianze, per riprendere un percorso di crescita economica sostenibile e duraturo rimuovendo gli ostacoli che hanno bloccato la crescita italiana negli ultimi decenni.
Si articola in 6 Missioni (digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per una mobilità sostenibile; istruzione e ricerca; inclusione e coesione; salute) e 16 Componenti.
Complessivamente, ricordiamo, la missione Istruzione e ricerca assorbirà il 17% delle risorse totali.
Andando nel dettaglio, per scuola e università ci sono 20,89 miliardi. Per gli studenti più piccoli, il Piano stanzia 4,6 miliardi: oltre a 228mila nuovi posti nei nidi, si pensa anche alle materne, con un aumento delle mense per favorire l’orario delle lezioni fino al pomeriggio.
Quasi 4 miliardi saranno utilizzati per mettere in sicurezza gli edifici e sono previsti laboratori e aule moderne, col cablaggio di 40mila scuole. Si promette, poi, di migliorare la formazione e il reclutamento degli insegnanti, la formazione tecnica post-diploma (i cosiddetti Its) per favorire l’inserimento nel mondo del lavoro, e, per quanto riguarda l’università, si vogliono triplicare gli alloggi per i fuori-sede.
In questo ambito, viene annunciata l’abolizione dell’esame per iscriversi a un albo professionale, in pratica dovrebbe bastare il diploma di laurea, che comprenderebbe un periodo di tirocinio.
Per i dottorati viene destinato un miliardo e mezzo e, nel complesso, per la Ricerca, tra progetti e poli tecnologici, ci sono 12,92 miliardi. Uno degli obiettivi è stimolare gli investimenti sui giovani e favorire la collaborazione tra enti pubblici e imprese private. Il tutto, si legge nel piano, con iter burocratici più snelli.
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