Recovery Fund, Vacca (M5S): sarà una scuola nuova, formazione docenti continua e retribuita. Vincolo quinquennale? Possibile aggiornamento
Domani, 6 ottobre, in Aula si discuterà e si voterà la relazione sul Recovery Fund. Intervista a Gianluca Vacca, capogruppo M5S in commissione Cultura a Montecitorio, che spiega le priorità delle risorse in arrivo e fa il punto sul concorso straordinario in partenza. Sul vincolo quinquennale “potrà esserci un aggiornamento”.
In arrivo i fondi del Recovery Fund: quali sono le tempistiche?
Bisogna aspettare il nuovo anno, ma mi auguro che la prima tranche delle risorse arrivi il prima possibile, entro i primi mesi del 2021.
Come verranno utilizzate le risorse?
Insieme al Parlamento, il Governo ha predisposto un piano che individua le priorità di utilizzo puntando molto sulla digitalizzazione per un Paese più moderno e competitivo nella produzione, sulla transizione ecologica, le infrastrutture, la riduzione delle disuguaglianze e, naturalmente, sul rafforzamento del sistema di istruzione. La ministra Azzolina e lo stesso presidente Giuseppe Conte hanno più volte ribadito che una grande fetta del Recovery Fund dovrà essere destinata alla scuola: finalmente al Governo si comprende l’importanza di investire sui giovani e di mettere al centro dell’agenda politica il diritto allo studio. Oggettivamente, possiamo riconoscerlo, il Paese non era abituato a questa attenzione al mondo scolastico. Dal Parlamento daremo il nostro contributo e vigileremo affinché le parole si traducano in fatti concreti: l’occasione è davvero unica e siamo convinti che non ci potrà essere rilancio duraturo per l’Italia dopo questa terribile esperienza della pandemia senza intelligenti e consistenti investimenti in istruzione.
Si è parlato in particolare di ambienti di apprendimento più innovativi. Ci può spiegare meglio?
E’ un aspetto a cui personalmente tengo molto, perché lo considero una delle principali chiavi di volta per realizzare una scuola migliore e proiettata nel futuro. Il rinnovamento degli ambienti deve essere un obiettivo da portare avanti di pari passo con la messa in sicurezza e l’efficientamento energetico degli edifici. È imprescindibile occuparsi di edilizia scolastica, ma nel farlo dobbiamo anche immaginare una scuola nuova, più al passo con i tempi e maggiormente attrattiva per i giovani. In pratica, si tratta di realizzare classi progettate appositamente per una didattica innovativa (o adeguare ad essa quelle già esistenti), che sappia accogliere e intensificare il processo di digitalizzazione. Penso anche a una scuola più aperta al territorio, che rafforzi la sua funzione di presidio socio-culturale integrandosi con le altre realtà sociali della comunità. Ricordiamoci infine che il nostro Paese ha un tasso di dispersione scolastica molto alto, e credo che occorrerà pianificare gli interventi partendo proprio da quelle scuole che si trovano in contesti sociali più difficili: il contrasto alla povertà educativa e culturale dovrà essere una priorità di intervento assoluta.
Lei ha affermato recentemente che ci sarà, sempre grazie a questi fondi, una maggiore valorizzazione del personale scolastico.
E’ quello che mi auguro. Il Parlamento in questi giorni ha arricchito il lavoro del Governo sulle priorità di utilizzo delle risorse europee, e tra gli aspetti che abbiamo sottolineato c’è proprio questo. La ritengo una questione imprescindibile: innanzitutto perché parliamo di professionisti a cui affidiamo il bene più prezioso che abbiamo, cioè i nostri figli, ma sono spesso sottovalutati. Un esempio emblematico di questa sottovalutazione sono gli stipendi: la media italiana è ben al di sotto della media Ocse, e questo è un aspetto su cui bisognerà lavorare. Ma penso anche alla formazione del personale scolastico, in primis dei docenti: è principalmente a loro che affidiamo il tanto importante processo di digitalizzazione e innovazione delle scuole, per questo devono essere costantemente aggiornati. Oltre che continua, però, la formazione deve essere anche retribuita.
Il 22 ottobre si partirà con le prove del concorso straordinario. Non sono mancate le polemiche sia dalle opposizioni che all’interno della stessa maggioranza: Pd chiede una procedura per titoli e servizi. Cosa risponde?
Con il Pd è stato raggiunto un accordo l’estate trascorsa, in base al quale i concorsi sono stati rimandati di qualche mese. Ora il momento è arrivato, non possiamo aspettare ancora perché stiamo parlando di migliaia e migliaia di lavoratori precari che attendono da anni il concorso straordinario. Non si può continuare a prenderli in giro. Per quanto riguarda la modalità di selezione per le immissioni in ruolo, il MoVimento 5 Stelle non farà mai un passo indietro: i concorsi pubblici, anche in forma ridotta come nel caso di questo concorso straordinario, garantiscono il rispetto della Costituzione, trasparenza e meritocrazia, dunque istruzione di qualità. È giusto che per le nostre ragazze e ragazzi vengano scelti i docenti migliori.
I sindacati sono preoccupati perché ci potrebbe essere un ulteriore rischio di aumento contagi con lo svolgimento delle prove. Si farà davvero in sicurezza?
Trovo che la questione della sicurezza sia stata utilizzata in modo un po’ strumentale. Il Governo sta mettendo il diritto alla salute al primo posto da quando è esplosa la pandemia. Per quanto riguarda il mondo della scuola è riuscito ad organizzare, senza che vi fosse alcuna criticità, gli esami di maturità in presenza e una ripresa delle attività didattiche in classe che è stata apprezzata anche a livello internazionale. Non parliamo di un classico “concorsone”, da svolgersi in un’unica sede e in un’unica data: al contrario, ci saranno migliaia di sedi in tutta Italia, date spalmate dal 22 ottobre fino alla prima metà di novembre, massimo dieci candidati per classe e tutti ben distanziati. A breve arriverà anche uno specifico Protocollo. Insomma, non c’è da preoccuparsi.
Per i docenti in quarantena si riuscirà ad avere delle prove suppletive?
Non sono previste prove suppletive: per il concorso straordinario si utilizzano le stesse regole utilizzate in passato in caso di febbre o malattia, uguali tra l’altro a quelle di tutti gli altri concorsi banditi o già svolti durante la pandemia (penso, ad esempio, al concorso per le specializzazioni in medicina).
Pensa che il vincolo quinquennale possa essere rivisto?
Il vincolo è stato introdotto per garantire il diritto alla continuità didattica degli studenti, che giustamente deve essere messo al primo posto. La norma, tra l’altro, è in vigore da pochissimo e bisogna valutarne gli effetti nel tempo: diamole la possibilità di dispiegarli, intanto. In ogni caso, credo che in futuro sia possibile anche un aggiornamento, senza però minare il prioritario diritto alla continuità didattica dei nostri studenti.