Reclutamento, tutti pazzi per il doppio canale: convergenza fra Pd, Lega e sindacati. Bianchi ne terrà conto?

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Il nuovo reclutamento dei docenti sarà senza dubbio al centro del dibattito politico-sindacale del 2022: con la riforma del per diventare insegnante prevista dal Pnrr, il Ministro Bianchi sta già costruendo la struttura del nuovo modello. Tuttavia per le forze politiche bisogna guardare agli errori del passato e pensare di “reclutare e formare” le giovani leve ma, allo stesso tempo, consentire la stabilizzazione di chi è già precario. Ecco perché il doppio canale di reclutamento sembra essere lo strumento perfetto. Anche per i sindacati.

L’aspetto che appare più insolito del doppio canale di reclutamento è la convergenza fra il partito democratico e la Lega: mentre quest’ultima da tempo si batte, con il senatore Mario Pittoni in testa, proprio per introdurre i due binari di assunzione degli insegnanti, modello presente nel disegno di legge 1920, il Pd esce allo scoperto da poco: gli esponenti parlamentari Francesco Verducci e Matteo Orfini, hanno presentato un disegno di legge che modifichi il sistema di reclutamento dei docenti.

La proposta dei dem, prevede un percorso che leghi insieme reclutamento, formazione, procedura abilitante e immissione in ruolo. Un nuovo modello di reclutamento che preveda una procedura concorsuale pubblica di accesso a due successive fasi formative obbligatorie.

La prima sarebbe una fase transitoria finalizzata all’abilitazione dei docenti non di ruolo, compresi gli ITP, che, all’entrata in vigore del provvedimento, abbiano già acquisito almeno 36 mesi negli ultimi 5 anni. Poi la possibilità per i docenti di ruolo di transitare ad un’altra classe di concorso tramite percorso abilitante.

L’obiettivo, per i due esponenti dem, è quello di avere più docenti di ruolo e non precari attraverso un rilancio di nuove politiche per organici e immissioni in ruolo.

E i sindacati? Le organizzazioni sindacali, già da tempo, hanno indicato il doppio canale come la soluzione politica per garantire un sistema più efficiente per la carriera degli insegnanti. Concetto ribadito anche nel corso della presentazione del disegno di legge del Pd dello scorso 21 gennaio.

“Il sistema a regime dovrebbe essere il doppio canale: equo, trasparente, rispettoso dell’impegno professionale che per anni un docente precario mette a disposizione della scuola permettendole di funzionare. Non dimentichiamo mai che l’alternativa sarebbe il non funzionamento di un sistema volto a soddisfare un diritto costituzionalmente garantito”, ha detto Maddalena Gissi, segretaria generale della Cisl Scuola, nel suo intervento.

Anche la Uil Scuola, con il segretario Pino Turi, apprezza l’iniziativa dem, rimarcando la necessità di un nuovo sistema: “In due anni sono stati banditi ben 8 concorsi nei vari ordini di scuola tra straordinari, ordinari, abilitanti, con procedure smart, e qualcun altro è pensato per il futuro. Appena 2 concorsi sono stati portati a termine Serve immettere in ruolo i precari con 36 mesi di servizio e cambiare il reclutamento”.

“Sì ai concorsi, ma dall’altra parte ci vuole però una formazione iniziale senza che ci si dimentichi dei precari. Facciamo in modo che ognuno possa prendere una specializzazione o abilitazione, abbiamo problemi di precariato su tutti gli ordini scolastici. Rimettiamo i problemi della scuola al centro del dibattito: tutta la politica deve affrontarli”, ha detto Marcello Pacifico, presidente Anief, che già da diversi anni propone il ritorno al doppio canale di reclutamento.

Il piano Bianchi

In verità, come abbiamo già spiegato, una prima parte della riforma del reclutamento è stata già avviata: si evince dalla relazione del Governo relativa agli interventi sul Pnrr. Il decreto sostegni bis, ovvero il decreto legge n.73 del 2021 viene considerato come il primo tassello che andrà a comporre il nuovo percorso per diventare insegnanti. Questo vuole dire che i concorsi ordinari banditi nel 2021, che sono stati completati e quelli che stanno per partire (concorso scuola secondaria), rappresentano lo start al nuovo reclutamento.

Nel 2022, dunque, bisogna concentrarsi su quello che viene prima del concorso, ovvero la formazione iniziale e l’abilitazione: secondo le prime anticipazioni, l’idea è quella di far conseguire tramite CFU l’abilitazione all’insegnamento. Per fare ciò, chi entrerà in questo percorso, dovrà avere  60 crediti universitari nel settore pedagogico. Di questi però, 24 dovranno essere ottenuti tramite tirocinio.

A quel punto, chi avrà tali requisiti, potrà accedere ai concorsi semplificati che, a quanto emerge dalla relazione del Governo sul Pnrr, avranno la struttura dei concorsi già avviati nel 2021.

Chi supererà il concorso passerà all’anno di formazione e prova, che prevede una valutazione finale. Se questa risulterà essere positiva si avrà la conferma in ruolo.

Ma questo, per il momento, potrebbe essere solo una parte del puzzle che andrà a comporre il prossimo reclutamento degli insegnanti.

Bianchi, ammesso che non ci siano rivoluzioni derivanti dall’elezione del presidente della Repubblica, dunque dovrà tener conto delle posizioni di forze politiche come Pd e Lega, che avrebbero l’appoggio dei sindacati, costituendo dunque un blocco unito.

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