Diventare insegnanti e concorsi, nel 2022 il nuovo percorso targato Bianchi. Ancora incerta la questione precari
La riforma del reclutamento degli insegnanti è senza dubbio una delle partite più importanti che Patrizio Bianchi si gioca come Ministro dell’Istruzione. E se da un lato sta per prendere forma il nuovo percorso per diventare insegnanti, dall’altro lato Bianchi non può non considerare le pressioni di natura sindacale e politica. Oltre alla famosa questione precari, che al momento, non trova alcuna risposta concreta nell’immediato.
In verità, come abbiamo già spiegato, una prima parte della riforma del reclutamento è stata già avviata: si evince dalla relazione del Governo relativa agli interventi sul Pnrr. Il decreto sostegni bis, ovvero il decreto legge n.73 del 2021 viene considerato come il primo tassello che andrà a comporre il nuovo percorso per diventare insegnanti. Questo vuole dire che i concorsi ordinari banditi nel 2021, che sono stati completati e quelli che stanno per partire (concorso scuola secondaria), rappresentano lo start al nuovo reclutamento.
Formazione iniziale: si parte dall’Università
Nel 2022, dunque, bisogna concentrarsi su quello che viene prima del concorso, ovvero la formazione iniziale e l’abilitazione: secondo le prime anticipazioni, l’idea è quella di far conseguire tramite CFU l’abilitazione all’insegnamento. Per fare ciò, chi entrerà in questo percorso, dovrà avere 60 crediti universitari nel settore pedagogico. Di questi però, 24 dovranno essere ottenuti tramite tirocinio.
A quel punto, chi avrà tali requisiti, potrà accedere ai concorsi semplificati che, a quanto emerge dalla relazione del Governo sul Pnrr, avranno la struttura dei concorsi già avviati nel 2021.
Chi supererà il concorso passerà all’anno di formazione e prova, che prevede una valutazione finale. Se questa risulterà essere positiva si avrà la conferma in ruolo.
Alcune perplessità dal CUN
Modello di reclutamento che non convince più di tanto il CUN, il Consiglio Universitario, che poche settimane fa ha redato un parere su tale proposta: Il Consiglio si dice contrario all’acquisizione di CFU per la formazione all’insegnamento prima della selezione per l’accesso al ruolo: ne deriverebbe un risultato negativo per la formazione disciplinare, con dilatazione dei tempi e con discriminazione sociale, per l’inevitabile aggravio sull’economia delle famiglie.
Il CUN, dunque, raccomanda di collocare la formazione all’insegnamento nelle scuole secondarie dopo la selezione per l’accesso al ruolo, durante l’anno di “formazione e prova” e in contemporanea con il tirocinio; di stabilire un positivo rapporto nella formazione all’insegnamento fra le scienze dell’educazione e la didattica disciplinare; di definire contenuti diversi per la formazione all’insegnamento rispettando le peculiari esigenze della didattica nelle scuole secondarie di primo e di secondo grado.
L’idea di Bianchi
Siamo chiari: allo stato attuale si tratta di ipotesi sulle quali non c’è stata ancora nessun confronto con i sindacati, né una presentazione ufficiale, pertanto sarà importante nelle prime settimane del 2022 capire se effettivamente l’impianto descritto sarà rispettato.
Ma la riforma è stata più volte anticipata da Bianchi, come la scorsa estate , quando ha evidenziato come la laurea + i 24 CFU “non rappresentano il modello più corretto per diventare insegnante. Noi abbiamo oggi nel nostro ordinamento due lauree abilitanti per l’infanzia e per la primaria mentre chi fa una scelta disciplinare deve recuperare successivamente le competenze pedagogico didattiche; e invece dobbiamo creare dei percorsi che abbiano sin dall’inizio queste competenze per chi vuole fare l’insegnante.”
Soluzione per i precari?
La riforma del reclutamento, quella che andrebbe a garantire il percorso per i prossimi insegnanti, al momento sembra escludere i “vecchi” insegnanti, o meglio, chi già lavora da anni a scuola: i precari.
Trattandosi di una questione che a livello politico potrebbe spaccare la maggioranza, per il momento appare più probabile l’inserimento di eventuali misure per i precari in un decreto ad hoc, magari il decreto scuola a cui si starebbe pensando, proprio per concedere il tempo fra le forze politiche di trovare una quadra comune e che il provvedimento “esca” direttamente dal Parlamento.
Ma Bianchi è consapevole dell’importanza di questo tema sui cui i sindacati torneranno a fare pressione sin dai primi giorni del 2022: “Ricordo a tutti quanti che il PNRR prevede a febbraio la scadenza della riforma sul reclutamento. È necessario un nuovo sistema di reclutamento a regime e, contemporaneamente, ci vuole una fase transitoria. Io non posso più tollerare che persone con 36 mesi di servizio non siano stabilizzate”, ha affermato il segretario generale della UIL Scuola, Pino Turi, nel corso del suo intervento in diretta alla conferenza stampa di fine anno delle organizzazioni sindacali organizzata da Orizzonte Scuola.
Nei giorni scorsi anche le altre sigle sindacali hanno invocato il tavolo sul reclutamento, su cui discutere e confrontarsi per fornire un percorso che contempli tutte le necessità.