Reclamo per gestione prove specializzazione sostegno in periodo Covid. Lettera
Inviata da Matteo Bastreghi – Salve, sono un docente precario, un’ ultima ruota del carro, che vorrebbe sollevare una questione cara a tanti aspiranti insegnanti che hanno l’ambizione,l’obiettivo, il DIRITTO di formarsi in funzione della propria, si spera, occupazione professionale.
Da una settimana a questa parte, si stanno svolgendo le prove preselettive per la Specializzazione sul Sostegno didattico in ambito scolastico.
Tuttavia sta divampando sempre più il problema relativo alla concomitanza del periodo di quarantena e di positività al virus con i giorni delle suddette prove.
Numerosissimi aspiranti docenti, al netto dei precedenti rinvii a livello nazionale delle date delle prove previste per l’ inizio aprile e successivamente rinviate a maggio causa lockdown, adesso devono far fronte al fatto che le date fissate per questi giorni coincidano con il loro stato di quarantena o positività al COVID.
Cercando di trovare rimedio a questa situazione non si riesce a trovare nessuna scappatoia, via libera, ora di buco (così rimaniamo in tema ) per lo svolgimento della prova. Dal punto di vista sanitario ciò è impossibile nonostante un candidato rispetti tutte le distanze e gli accorgimenti promulgati dal Ministero della Salute. Allora i protocolli che sono stati pronunciati a fare? A che serve rispettare regole se nemmeno facendolo non sei esente da punizioni?
Poi si scopre un’altra cosa: il Ministero dell’Università non ha previsto NESSUNA modalità per recuperare la prova o svolgerla da remoto per i candidati.
Un dettaglio, i candidati hanno pagato le rate di iscrizione poste in scadenza dai vari Atenei già per le date di aprile.
Arrivati ad oggi, coloro che aspirano a formarsi per cercare di essere più funzionali possibile agli slogan politici degli ultimi tempi “LA SCUOLA È IL FUTURO” , “INVESTIRE NELLA SCUOLA È LA PRIORITÀ”, “UN PAESE CHE NON INVESTE NELLA SCUOLA NON HA FUTURO” si ritrovano a vivere una situazione surreale.
Ecco cosa hanno fatto i contribuenti (è più appropriato chiamarli così): hanno investito tempo ad oltranza nello studio (prevedendo una prova per aprile, poi maggio e infine
settembre/ottobre); hanno adempiuto in periodo di lockdown al salasso degli Atenei del pagamento della quota d’iscrizione con tutti i sacrifici che a livello familiare può comportare una spesa di questo tipo; hanno rispettato i criteri di compilazione della domanda di iscrizione che si sono modificati, evoluti in tutti questi mesi che ha previsto accorgimenti burocratici a dismisura.
Tutto ciò non è bastato per meritarsi una postilla in fondo ad un decreto che permettesse loro di godere del DIRITTO ALLO STUDIO che si sono finanziati e che dovrebbe essere garantito, e nemmeno dell’ipotetico DIRITTO AL LAVORO che è noto dai tempi della Costituzione , in caso di certificata situazione di positività e neppure di obbligo di quarantena.
Chiedo alla vostra testata giornalistica di sollevare ed evidenziare questa situazione in cui molti di noi si stanno trovando.
Chiedo il sostegno di tutti i sindacati in quanto ‘’ Associazione di lavoratori per la tutela dei diritti e degli interessi di categoria sul posto di lavoro e nell’ambito della società’’.
Chiedo il supporto di tutti noi, giovani e meno giovani, aspiranti docenti che amano il loro ‘’lavoro’’ (lo metto tra virgolette perché io ho continuato a dire: ‘’Domani vado a scuola’’) per permettere che il nostro diritto allo studio e al lavoro ci venga concesso e riconosciuto.
Concludo dicendo che si è parlato di bandire i concorsi al fine di rendere meritocratica l’assunzione invece di fare una selezione sulla base di titoli e servizio prestato.
Siamo sicuri che questa sia meritocrazia? Siamo sicuri che questo sia rispetto dei diritti del cittadino?