Rapporto sulla coesione sociale. Sempre meno iscritti all’Università, sempre più abbandoni scolastici
GB – L’Università attira sempre meno giovani. Lo rivela il Rapporto sulla coesione sociale di Istat, Inps e Ministero del Lavoro secondo cui il rapporto tra immatricolati all’Università e diplomati di scuola secondaria superiore dell’anno scolastico, è sceso al 58,2% nell’anno accademico 2011/2012 rispetto al 73% del 2003/2004, anno di avvio della Riforma dei cicli accademici.
GB – L’Università attira sempre meno giovani. Lo rivela il Rapporto sulla coesione sociale di Istat, Inps e Ministero del Lavoro secondo cui il rapporto tra immatricolati all’Università e diplomati di scuola secondaria superiore dell’anno scolastico, è sceso al 58,2% nell’anno accademico 2011/2012 rispetto al 73% del 2003/2004, anno di avvio della Riforma dei cicli accademici.
Fra coloro che hanno conseguito una laurea nel 2007, nel 2011 risultano occupati quasi sette laureati di primo livello su dieci, otto su dieci in corsi di laurea specialistica/magistrale biennale, e sette su dieci con laurea a ciclo unico. Impiegarsi dopo la laurea è più difficile per i laureati che vivono abitualmente nel Mezzogiorno e per le donne. Lo svantaggio si riscontra per tutte le tipologie di laurea.
Crescono gli alunni con cittadinanza straniera. Tra l’anno scolastico 2006/2007 e quello 2011/2012 il tasso di partecipazione al sistema di istruzione e formazione passa da 93,9% a 99,3% mentre si riduce da 79,9 a 76,2 la percentuale di diplomati tra le persone di 19 anni.
Nel 2012, sono il 37,8% i giovani 18-24enni che hanno conseguito al massimo la licenza media e non stanno seguendo alcun corso di formazione (25,8% nel Mezzogiorno). Fra questi, quasi uno su quattro sta cercando attivamente un lavoro mentre il 38,5% risulta inattivo (49,1% nel Mezzogiorno).
Infine, nel 2012 hanno abbandonato gli studi 758 mila giovani tra i 18 e i 24 anni. Si tratta del 17,6% della popolazione di quella fascia di età (percentuale che sale al 41,3% se si considerano solo gli stranieri). Nei paesi dell’Europa a 15 questo valore non arriva al 14% e l’Italia fa meglio solo di Spagna (24,8%) e Portogallo (20,8%).