Ramadan, cresce il numero di bimbi che non mangia in mensa. I presidi: “La preghiera non può interrompere la didattica”

Il numero di bambini che osservano il Ramadan sta crescendo, anche nelle scuole primarie. Questo fenomeno pone nuove sfide per le istituzioni scolastiche, che devono conciliare il rispetto delle esigenze religiose degli studenti con la necessità di garantire la socialità e il regolare svolgimento delle attività didattiche.
Come segnala La Nazione, a Firenze, in una scuola primaria, alcuni bambini di 8-9 anni stanno osservando il Ramadan per la prima volta. La scuola ha accolto le richieste dei genitori, consentendo ai bambini di non mangiare a mensa durante il periodo di digiuno. Tuttavia, questo crea alcune difficoltà per le maestre, in quanto i bambini che non digiunano devono comunque pranzare in refettorio. In un’altra scuola ci sono anche bambini dei primi anni della primaria che stanno osservando il Ramadan. In questo caso, la scuola ha suggerito ai genitori di venire a prendere i bambini per la pausa pranzo e poi riportarli a scuola. In alternativa, i bambini possono rimanere in refettorio senza mangiare. In un altro istituto comprensivo, il fenomeno è in aumento. I bambini che non tornano a casa per il pranzo rimangono in refettorio con la classe, ma spesso sono assonnati e irascibili, creando difficoltà per le maestre.
Nelle scuole superiori, la situazione è più complessa. In un istituto scolastico è stato accordato uno spazio per pregare a tre studentesse che ne hanno fatto richiesta. In un’altra, la scuola è disposta a venire incontro alle esigenze degli studenti, come individuare una stanza per la preghiera, se necessario. In una scuola, invece, lo scorso anno scolastico era stata individuata una piccola aula per pregare. Quest’anno, alcune studentesse hanno chiesto di poter pregare durante le lezioni, ma la scuola ha negato la richiesta, in quanto la preghiera non deve interrompere le attività didattiche. La scuola è disposta a concedere uno spazio per la preghiera durante la ricreazione.
Le scuole stanno cercando di trovare soluzioni per conciliare le esigenze religiose degli studenti con le loro responsabilità educative. La sfida è quella di trovare un equilibrio che rispetti le diverse culture e tradizioni, garantendo al contempo il diritto all’istruzione di tutti gli alunni.