Quinta sfida sul merito: le competenze linguistiche degli insegnanti, nonsoloinglese
Paolo Fasce – Gli insegnanti del Comitato Precari Liguri della Scuola, nell’ambito della cosiddetta "riforma delle superiori" che complessivamente contestano per la "pedagogia dei tagli" che l’ha ispirata, individua comunque un elemento positivo che è quello relativo all’insegnamento di una materia non linguistica, somministrato in lingua straniera.
Paolo Fasce – Gli insegnanti del Comitato Precari Liguri della Scuola, nell’ambito della cosiddetta "riforma delle superiori" che complessivamente contestano per la "pedagogia dei tagli" che l’ha ispirata, individua comunque un elemento positivo che è quello relativo all’insegnamento di una materia non linguistica, somministrato in lingua straniera.
Chiediamo che tale lingua non sia esclusivamente l’inglese e coniughiamo la proposta con elementi concreti nel prosieguo di questa "Sfida sul merito".
Riteniamo del tutto impossibile che si giunga in tempi brevi a realizzare una tale modalità didattica perche’ le sperimentazioni fino ad oggi attivate (nell’ambito dei cosiddetti CLIL) prevedono la compresenza di un insegnante "di materia" la cui competenza linguistica sia certificata oggettivamente, con un insegnante di lingua che contribuisca allo sviluppo della didattica supportando il collega.
In questo modo si possono sviluppare lezioni di matematica, filosofia, latino, scienze, fisica… in lingua straniera.
E’ evidente che una tale raffinata esperienza _costa_ e pertanto non giungerà mai a maturazione, almeno in queste forme.
http://www.orizzontescuola.it/node/3758
Il Comitato Precari Liguri della Scuola, propone iniziative "a costo zero" qualificanti e anticipatrici di una proposta che, cominciando il prossimo anno la prima con il nuovo ordinamento, andrà a maturare tra tre anni, laddove tale insegnamento sia previsto nel triennio, o tra cinque anni, laddove sia previsto solo al quinto anno.
1) si assegnino punteggi aggiuntivi nelle Graduatorie ad Esaurimento per le competenze linguistiche certificate degli insegnanti precari come segue:
a) 4 punti per ciascuna lingua comunitaria per la quale il docente abbia raggiunto il livello B1, certificato da apposito esame internazionale.
b) 8 punti per ciascuna lingua comunitaria per la quale il docente abbia raggiunto il livello B2, certificato da apposito esame internazionale.
c) 12 punto per ciascuna lingua comunitaria per la quale il docente abbia raggiunto il livello C1 o superiore, certificato da apposito esame internazionale.
Si individuino a livello regionale lingue extracomunitarie di interesse territoriale (arabo, albanese, marocchino…) alle quali riconoscere lo stesso status di cui sopra, mentre per le altre si riconosca un
punteggio dimezzato rispetto al precedente per evidenti titoli culturali, pur non spendibili sul territorio.
Si ritiene di esplicitare il fatto che la richiesta di possesso di certificazione internazionale tende ad escludere la validazione di percorsi (anche universitari) che "certificano il nulla", producendo
persone che "superano l’esame di lingue all’università" in maniera strumentale, ma non sanno esprimersi né sopravviverebbero un giorno in una città straniera.
Riteniamo che questa proposta sia tesa a premiare il merito dei futuri docenti italiani, favorendo l’assunzione di quelli che hanno competenze linguistiche comprovate che potranno riversare sulla didattica della propria materia, anche in assenza di sperimentazioni o attività esplicitamente dedicate.
Un insegnante che conosce le lingue, qualsiasi siano le lingue che conosce, veicola un messaggio implicito chiaro e sinergico alla valorizzazione delle conoscenze linguistiche.
2) E’ noto il fatto che :
a) è piuttosto elevato (C1) il livello linguistico richiesto agli insegnanti "non di lingue" dalla normativa che sta emergendo (peraltro non ancora del tutto chiara)
b) in altre nazioni (ad esempio in Francia), è sufficiente il B2
c) l’anno prossimo la riforma interesserà le classi prime e si rischia di dovere attendere 5 anni prima di vedere questa iniziativa attuata.
In virtù di quanto espresso, si ritiene di proporre che si avviino progetti che sperimentino l’insegnamento in lingua per "unità didattiche", quindi per una parte di programma limitato, nelle quali
avvalersi della compresenza.
Si ritiene che tale iniziativa dovrebbe essere ritenuta prioritaria all’interno delle scuole e, conseguentemente, finanziata dal fondo d’istituto a scapito di altri progetti, talvolta fantasiosi, che dovrebbero quindi essere abbandonati.
Si offrano alle scuole i progetti di cui sopra con un impianto definito a livello ministeriale (sì da consentire alle decine di migliaia di scuole di non inventare ciascuna l’acqua calda), utilizzabile "as is", ma adattabile dalle realta’ locali capaci di migliorarlo.
3) Si predisponga una modulistica da compilarsi il 1 settembre nella quale possano candidarsi per professare una o piu’ unita’ didattiche in lingua straniera sia i docenti di ruolo, che i precari. Sia comunque privilegiato il livello linguistico certificato degli insegnanti e non gli anni di servizio o altri parametri che possono essere utilizzati per favorire gli "esperti scafati di progettifici" e non il merito reale in campo.
Si predispongano progetti di integrazione che sfruttino, trasformando in risorsa, la presenza di alunni e alunne straniere perché in tali contesti la disciplina non linguistica sia insegnata proprio in quella
lingua. Facciamo l’esempio di istituti professionali per il commercio e per il turismo dove sono presenti molte alunne di area spagnola dove viene anche insegnato lo spagnolo. Si proceda a fare in modo che docenti conoscitori della lingua spagnola disposti a trasferirsi in quella scuola, possano li’ da subito insegnare matematica, economia aziendale, diritto o quant’altro in quella lingua, ribaltando la
percezione di "autoctono" e straniero in quel contesto scolastico. Avremo cittadini più consapevoli dei problemi dell’altro.
4) Si accompagni l’iniziativa di cui sopra, con una manovra valorizzante di questa esperienza, rendendola sinergica a messaggi veicolati da altri media che siano di supporto a quanto si fa a scuola.
In parole povere si imponga a RAI e a Mediaset (e ad altri operatori televisivi secondo forme e proporzioni ragionevoli) una o entrambe le seguenti cose:
a) Un canale digitale terrestre interamente dedicato a programmazione in lingua comunitaria, con alternarsi
b) La trasmissione, almeno settimanale, di un film "di cassetta", con sottotitoli in lingua originale o in italiano su diversi canali teletext, tramite una rete ammiraglia (RAI1 e Canale5).
5) Parimenti si imponga ai giornali che godono di un finanziamento pubblico, di costruire una pagina intera, magari il riassunto dell’intero giornale, in lingua straniera.
A titolo di documentazione, ricordiamo le prime quattro sfide sul merito del Comitato:
1) Per una scuola pedagogica, istituzione di una sperimentazione nella secondaria superiore che stravolga gli assetti consolidati e che vada incontro all’utenza, affidata a personale specializzato precario
(http://precariliguria.blog.kataweb.it/2008/10/31/sfida-sul-merito/).
2) Apertura dei concorsi per dirigenti scolastici ai precari
(http://precariliguria.blog.kataweb.it/2010/01/19/concorso-per-dirigenti-la-sfida-sul-merito-dei-precari-della-scuola-comunicato-stampa/).
3) Incontro/dibattito con le teste d’uovo della Fondazione Agnelli per un approfondimento pubblico sui problemi della scuola di oggi
(http://precariliguria.blog.kataweb.it/2009/02/15/sfida-sul-merito-alla-fondazione-agnelli/).
4) Contratti di 18 ore + "fino a 12" per valorizzare le disponibilita’, le competenze, il (http://precariliguria.blog.kataweb.it/2009/07/23/sfida-sul-merito-e-4/)
Esigiamo fatti, non parole.