Quasi il 50% degli insegnanti è a rischio burnout, il 20% soffre di presenteismo: in cattedra anche se sta male. I dati dell’Università Bicocca di Milano
Quasi uno su due docenti italiani è a rischio burnout, secondo l’ultima indagine dell’Osservatorio sul Benessere dei Docenti dell’Università di Milano-Bicocca.
La prima indagine è stata avviata nel 2007 a Milano, per poi espandersi a tutta la Lombardia nelle edizioni del 2009, 2014, 2018 e diventare biennale.
Il dato, preoccupante, emerge da un campione di 5.847 insegnanti di 449 scuole, e rappresenta un campanello d’allarme per la salute mentale di una categoria fondamentale per la nostra società. I sintomi del burnout sono tre: esaurimento emotivo, depersonalizzazione e bassa realizzazione personale. L’indagine evidenzia come il 48% dei docenti presenti livelli critici in almeno uno di questi tre indicatori, e il 4,6% addirittura in tutti e tre.
Oltre al burnout, un altro problema diffuso tra gli insegnanti è il presenteismo, ovvero la tendenza a lavorare anche quando si è in cattive condizioni di salute. Un insegnante su cinque ha dichiarato di aver lavorato più di cinque volte in condizioni di salute non ottimali.
Condizioni lavorative: luci e ombre
Le condizioni lavorative degli insegnanti appaiono buone, anche se migliorabili. Il dirigente scolastico è visto come un supporto positivo, ma emerge la necessità di una formazione continua, in particolare sulla didattica per contesti multiculturali e sulle competenze trasversali.
Differenze tra scuole e gradi di istruzione
I docenti delle scuole primarie riportano una situazione migliore rispetto ai colleghi delle secondarie, con migliori condizioni lavorative, maggior supporto del dirigente e una maggiore soddisfazione del proprio lavoro.
I più a rischio
I docenti più a rischio burnout sono quelli delle superiori, in particolare quelli dei licei. I docenti più giovani invece tendono ad essere più soddisfatti del proprio lavoro e a soffrire meno di presenteismo.