Studentesse quarta liceo svolgono attività di babysitter come progetto PCTO per le professoresse impegnate nei consigli di classe. Tra norme e perplessità

Non poteva non suscitare polemiche, come riporta il quotidiano “Il Corriere della Sera” in un articolo a firma Roberta Polese e Marianna Peluso, il progetto PCTO avviato da un liceo di scienze umane del Veneto che prevede attività di cura dei figli dei docenti di altri istituti. Una attività che punta a facilitare la gestione familiare durante consigli di classe e altre attività pomeridiane.
“Abbiamo avviato una collaborazione tra le scuole, adattando le necessità dell’una alle competenze dell’altra – spiega il responsabile Pcto al quotidiano –. Si tratta di un service learning, un servizio alla collettività che permette agli studenti di applicare le competenze apprese in aula“.
Come funziona il progetto
L’Istituto ha allestito due aule con materiali per attività ludiche e formative. Le studentesse, tutte 17-18enni, si occupano di 28 bambini dai 3 agli 11 anni, divisi in due gruppi, durante le attività collegiali già calendarizzate fino a giugno. Una soluzione che concilia le esigenze dei genitori-lavoratori con l’opportunità di apprendimento offerta dal service learning.
Il quadro normativo dei PCTO
Il progetto si inserisce nel quadro normativo definito dal Decreto Ministeriale 774 del 4 settembre 2019, che ha introdotto le Linee Guida per i Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento (PCTO). Queste linee guida, emanate dal Ministero dell’Istruzione, stabiliscono criteri chiari per la progettazione dei percorsi, gli obiettivi formativi e il ruolo centrale degli studenti, protagonisti attivi del loro percorso educativo.
I PCTO hanno una duplice finalità:
- Favorire un apprendimento esperienziale, applicando conoscenze e abilità scolastiche a contesti reali;
- Sviluppare competenze trasversali utili per orientare gli studenti verso scelte professionali e formative consapevoli.
In questo modo, i PCTO fungono da ponte tra il mondo dell’istruzione e quello del lavoro, agevolando l’ingresso dei giovani nel contesto professionale e stimolando competenze come il problem-solving, l’organizzazione autonoma e la capacità di lavorare sotto pressione.
Risposte alle perplessità
L’iniziativa ha suscitato alcune preoccupazioni. “Spero che queste ragazze, alcune minorenni, siano seguite adeguatamente – afferma Rita Fusinato di Anief –. Gestire bambini di età diverse richiede esperienza“.
La dirigente Uat chiarisce: “Il Liceo delle Scienze Umane offre materie come psicologia, pedagogia e sociologia. Il progetto permette di consolidare queste competenze con il supporto di tutor interni ed esterni“.