Quando le fobie arrivano in classe o allontanano dalla scuola

Se è vero che il soggetto iper-ansioso può sperimentare diverse fobie (es. claustrofobia, agorafobia) e attuare una strategia di evitamento verso la fonte di queste ultime, bisogna pensare che ciò diventa caratteristica comune nel soggetto fobico.
Fobia: una paura focalizzata
Il termine fobia proviene dal greco “timore”, ed è proprio una paura o un’ansia intensa verso un oggetto o una circostanza: paura di per sé immotivata o sproporzionata rispetto alla situazione reale.
Non sono rare le fobie nella vita di tutti i giorni; esse si dividono normalmente in due grandi categorie:
1- LE FOBIE SPECIFICHE
2- LA FOBIA SOCIALE
Le fobie specifiche si sviluppano di solito nella prima infanzia, anche se bisogna considerare che, in genere, il più delle volte hanno un carattere transitorio e non interferiscono significativamente con lo sviluppo.
Di tutt’altro tipo è invece la fobia sociale, che si presenta soprattutto nei ragazzi più grandi, come gli adolescenti: è timore di vivere situazioni in cui ci si possa sentire umiliati.
Fobie specifiche
Si tratta di paure fortissime, esagerate e persistenti verso un qualcosa: sia esso fisico (un oggetto ad esempio) o astratto(un’esperienza, come la paura di volare).
Il DSM V distingue alcune fobie specifiche, ognuna di tipo diverso:
– TIPO ANIMALI: ad esempio l’aracnofobia (paura dei ragni) o l’ornitofobia (paura degli uccelli), la cinofobia (paura dei cani) o l’ailurofobia (paura dei gatti) ecc..
– TIPO AMBIENTE NATURALE: brontofobia (paura dei temporali), acrofobia (paura delle altezze), scotofobia (paura del buio), idrofobia (paura dell’acqua)…
– TIPO SANGUE-INIEZIONI-FERITE: paura degli aghi e delle procedure mediche invasive.
– TIPO SITUAZIONALE: ad esempio dei luoghi chiusi, o degli ascensori, dei ponti, dei trasporti pubblici ecc..
– ALTRO TIPO: come l’ipocondria (paura delle malattie).
Fobia sociale
La fobia sociale è una paura eccessiva del giudizio degli altri.
Le persone che soffrono di questo problema hanno una bassa autostima e vivono uno stato di allarme cronico, immotivato, perché in realtà vedono gli altri come estremamente critici e disapprovanti, quando ciò non corrisponde necessariamente alla realtà (spesso proviene solo da una visione distorta della mente fobica).
La fobia per la scuola
Di particolare interesse per i docenti è un tipo di fobia a metà fra quella situazionale e quella sociale: è la specifica fobia di andare a scuola, che si manifesta come un’angoscia intensa al solo pensiero di andare in classe e si traduce in un rifiuto ostinato a frequentare, spesso seguito da vere e proprie crisi o attacchi di panico.
Ciò che è interessante notare è che spesso chi sviluppa questa fobia è proprio uno scolaro modello, con un grande interesse per la scuola: questo deve far pensare che la sintomatologia che essa comporta (disturbo oppositivo, astenia mattutina, crampi addominali appena sveglio) non sia semplice svogliatezza.
Si può infatti interpretare questa fobia come una forte ansia da separazione dai genitori – come suggeriscono alcuni psicologi: l’alunno ha paura che, uscendo dal “grembo materno”, gli possa accadere qualcosa di irreparabile. E questo qualcosa può essere anche semplicemente ricevere un brutto voto o l’interazione con gli insegnanti – cose che evidentemente il soggetto fobico vive come esperienze negative. Sostanzialmente, l’alunno che ha la fobia per la scuola sperimenta le seguenti paure:
– di parlare con gli adulti o con i suoi coetanei,
– di quel che i suoi compagni possono pensare di lui/lei,
– di parlare di fronte alla classe o chiedere qualcosa,
– di mettersi in ridicolo o imbarazzarsi/arrossire,
– di non piacere.
Quando intervenire?
È importante riconoscere quando si tratta di una fobia che necessita intervento terapeutico (e dunque segnalarlo per prendere adeguati provvedimenti) o un semplice frammento nevrotico destinato a dileguarsi da solo col tempo. Un modo per far ciò è guardare all’eventuale compresenza di più tratti fobici: in tal caso, probabilmente il bambino sta sviluppando una fobia di tratto che connoterà la sua intera esistenza fino a sfociare in nevrosi.
In ogni caso, per quanto riguarda le paure relazionali (es. fobia sociale o fobia per la scuola), il supporto del docente può aiutare ad esplorare e correggere il dialogo interno che la persona fobica ha con l’oggetto della sua paura.
Bisognerebbe dunque:
– comprendere se c’è una correlazione tra questo dialogo e il suo sviluppo cognitivo-emozionale,
– monitorando l’eventuale persistenza di paure e, maieuticamente,
– portare alla luce le abilità da lui/lei possedute per poterla vincere.