Quali domande poniamo all’intelligenza artificiale? Almeno il 50% la usa in ambito scolastico ed educativo, al secondo posto i consigli medici. Il confronto tra Italia, Stati Uniti e America latina

Un’indagine condotta da Skuola.net su un campione di 2.000 individui di età compresa tra gli 11 e i 25 anni ha rivelato che il 15% di essi utilizza l’intelligenza artificiale per consigli di natura psicologica, trasformando così l’IA in uno strumento che possa dare suggerimenti su temi complessi e personali. Il dato riguarda in particolare l’uso di chatbot e assistenti virtuali nei quali molti adolescenti e giovani adulti ricercano conforto o esprimono dubbi emotivi e relazionali, ritenendo questi strumenti più accessibili o meno giudicanti rispetto a figure professionali umane. Ma cosa chiedono gli utenti all’intelligenza artificiale? Per quali ragioni si rivolgono ad essa?
La consultazione dell’IA per ragioni legate alla salute è senz’altro tra gli utilizzi più comuni, per quanto non esistano dati o classifiche che ne saggino l’importanza rispetto ad altri usi. Tuttavia, sono numerosi i casi di coloro che si sono rivolti all’IA per avere diagnosi mediche, a cui andrebbero aggiunti i diversi “test di laurea” a cui l’intelligenza artificiale è stata sottoposta. Questi test hanno dimostrato le ottime capacità diagnostiche dell’IA in ambito medico, i cui risultati le permetterebbero di conseguire con successo una laurea in medicina. Ma chiedere consigli per la propria salute, fisica o psicologica, è solo una delle molteplici possibilità per cui si può ricorrere all’IA.
L’Italia e il rapporto ambivalente con l’intelligenza artificiale
Nel contesto italiano, l’uso dell’IA generativa è cresciuto in modo evidente, ma convive con una forte componente di diffidenza. Una ricerca condotta da Ipsos in collaborazione con Google ha infatti rivelato che il 43% degli italiani ha utilizzato almeno una volta strumenti di intelligenza artificiale generativa nel corso dell’ultimo anno. Tra questi, il 70% si dice ottimista rispetto alle potenzialità dello strumento, soprattutto per attività legate a produttività, creatività e supporto linguistico. Le applicazioni più comuni riguardano la scrittura di testi, la gestione delle immagini, la traduzione linguistica e l’organizzazione delle attività quotidiane.
Ma emergono anche forti elementi di scetticismo rispetto a questa tecnologia. Un sondaggio riportato dall’agenzia stampa Dire ha indicato che:
- il 66% degli italiani non si fida dell’IA generativa;
- il 32% non conosce l’argomento o ammette di non averne mai sentito parlare.
Le principali riserve convergono su due aspetti: la paura della disinformazione generata da contenuti sintetici e i timori legati alla gestione dei dati personali. In questo scenario, l’Italia si presenta come un paese in transizione, in cui una parte consistente della popolazione sperimenta l’IA, mentre un’altra rimane ai margini, alimentando un divario culturale e generazionale.
Secondo una ricerca condotta da NoPlagio su un campione di studenti di età compresa tra i 16 e i 18 anni, il 76% usa l’IA per cercare informazioni, il 42% utilizza l’IA per imparare, mentre il 75% dichiara di avvalersi dell’IA per scrivere temi o per altri progetti scolastici. Questi i principali risultati dell’indagine:
- 97% degli studenti tra i 16 e i 18 anni utilizza l’intelligenza artificiale generativa;
- 86% era la percentuale di utilizzo nel 2024;
- 51% la frequenza settimanale di utilizzo nel 2025;
- 33% la frequenza settimanale nel 2024.
- 58% suggerisce cautela nell’affidarsi all’IA (+4% rispetto al 2024);
- 22% la considera affidabile (-2% rispetto al 2024);
- 15% non si fida mai dell’IA (-3% rispetto al 2024).
Le preferenze degli utenti statunitensi: tra creatività, salute e produttività
Un’indagine condotta tra gli utenti di ChatGPT da Express Legal Funding ha messo in evidenza quali siano le tipologie di consigli più frequentemente ricercati attraverso la piattaforma. Il questionario affronta molteplici argomenti ed offre una panoramica più articolata dei bisogni espressi dagli utenti.
I settori più consultati
In particolare, è emerso che tra le categorie di maggiore interesse si distingue nettamente quella educativa, che ha raccolto il 50% delle preferenze. Questo dato suggerisce una significativa tendenza degli utenti a utilizzare l’intelligenza artificiale come supporto per attività legate allo studio, alla didattica e alla formazione personale.
Seguono a breve distanza le richieste di consigli finanziari (33%), le raccomandazioni su prodotti (30%) e le informazioni su notizie o eventi di attualità (27%). Questi ambiti evidenziano come ChatGPT venga considerato una risorsa per orientarsi in scelte di consumo, così come per mantenersi aggiornati su temi rilevanti.
Gli altri ambiti di interesse
Ulteriori settori verso i quali gli utenti hanno mostrato attenzione includono:
- ambito medico, con il 23% delle risposte;
- carriera professionale, indicata dal 20%;
- salute mentale, selezionata dal 18%;
- consigli sentimentali, scelti dal 15%;
- ambito legale, che si ferma al 13%.
Sebbene circa il 66% dei partecipanti all’indagine dichiari di fidarsi meno dell’IA che del parere umano – percentuale identica anche nel caso dell’Italia, secondo il sondaggio Dire – negli Stati Uniti l’IA è ampiamente integrata nelle pratiche quotidiane, con una focalizzazione su compiti funzionali e strategici. In un articolo pubblicato lo scorso marzo, il Washington Post ha voluto verificare le abitudini degli utenti che interagiscono con l’intelligenza artificiale ed ha evidenziato che:
- il 51% degli utenti americani ha provato a utilizzare ChatGPT almeno una volta;
- il 23% lo utilizza regolarmente;
- il 41% degli adulti con istruzione universitaria usa l’IA per risparmiare tempo su attività quotidiane;
- il 38% la impiega per la produzione di testi o email professionali;
- il 29% ne sfrutta le capacità in ambito creativo, come scrittura di racconti o poesia;
- il 22% la consulta per ottenere risposte mediche o sanitarie, pur senza considerarla un sostituto al parere medico;
- il 19% la utilizza per automatizzare compiti lavorativi o scolastici;
- il 16% afferma di aver cercato conforto o aiuto psicologico attraverso chatbot conversazionali.
America Latina: l’IA come risorsa per il lavoro quotidiano
In America Latina, l’intelligenza artificiale si integra sempre di più con le attività professionali, in particolare tra i lavoratori della Generazione Z. Secondo una ricerca pubblicata su FayerWayer, il 44% dei dipendenti dichiara di utilizzare l’IA nel proprio contesto lavorativo, con una percentuale che sale al 54% tra i più giovani.
Le funzioni principali includono:
- redigere testi e documenti (35%)
- gestire banche dati e archivi (30%)
- produrre contenuti visivi e grafici (25%)
Questo approccio riflette un contesto in cui l’intelligenza artificiale è percepita come una risorsa concreta per ottimizzare il tempo e affrontare compiti a bassa ripetitività. Più che in altri continenti, l’adozione in America Latina risponde a logiche funzionali immediate, legate alla necessità di colmare gap infrastrutturali e tecnologici nel minor tempo possibile. Il 56% delle persone coinvolte nell’indagine sostiene di aver sperimentato un miglioramento della produttività grazie all’intelligenza generativa, mentre il 39% ha espresso preoccupazione per le implicazioni future di questo strumento in ambito lavorativo.