Siamo diversi docenti precari nel territorio maremmano che, come tutti i precari italiani, abbiamo profumatamente pagato per ottenere la famigerata abilitazione all’insegnamento presso le università italiane benché con molti anni di esperienza alle spalle nel mondo della scuola. Finalmente escono i
concorsi che diventano un lasciapassare solo per alcuni competenti ma anche fortunati per l’argomento sorteggiato e in balìa della commissione giudicatrice. Viene stabilita una graduatoria che poi alla rettifica, personalmente ha mostrato un punteggio che mi vede 40 posizioni più in
basso, per cui sono dovuto ricorrere all’avvocato per far aggiustare il mio punteggio sbagliato poiché non è bastata la mia segnalazione e il mio essere andato precipitosamente all’Ufficio scolastico regionale di Firenze per tentare una rettifica.
Mi trovo adesso in una graduatoria “di merito” del concorso 2018 e mi chiedo se mai riuscirò ad entrare di ruolo per insegnare la lingua spagnola che amo profondamente e con con molta passione desidero trasmettere agli studenti. Purtroppo devo costatare che queste motivazioni non bastano perché sono superflue in un sistema legato ai numeri e alle quantità decise
dall’alto…non certo per volontà divina che sarebbe sicuramente più giusta!
Vado al dunque: ho notato una disparità di trattamento nelle immissioni a ruolo per le varie lingue curricolari ammesse dallo stato italiano , infatti le lingue francese e tedesco sono molto più tutelate dello spagnolo in quanto per esse è prevista la formazione di nuove cattedre interne ed esterne.
Benché ci siano tante ore con spezzoni consistenti, non vengono formate nuove cattedre ad esempio nelle scuole superiori come nel liceo linguistico e Istituto commerciale a Grosseto e il liceo linguistico a Orbetello…e non capisco perché non sia possibile per la zona nord – intendo Follonica – non approfondire lo spagnolo al liceo linguistico dove gli studenti locali sono obbligati a studiare le altre lingue e per lo spagnolo DEVONO venire a Grosseto.
Invece nelle scuole medie, dove attualmente insegno, ho modo di costatare che molti alunni, circa la metà nelle classi di francese e tedesco, hanno richiesto di studiare spagnolo come seconda lingua comunitaria ma la loro preferenza è rimasta inascoltata, ignorata, probabilmente a nessuno importa che ciascun alunno abbia delle attitudini e degli interessi che possono, anzi dovrebbero, essere soddisfatti in una scuola pubblica e libera.
Tutte le volte mi sento dire dai vari dirigenti che si devono salvaguardare le cattedre di francese perché sono a rischio soprannumerari, ma vorrei ricordare che quando ero ragazzo alle medie si poteva scegliere inglese o francese ed io scelsi di studiare il francese… questo significa che molti docenti di francese sono oggi in età pensionabile , alcuni andati già in pensione ed altri prossimi con un cambio generazionale.
Noi dello spagnolo invece ci troviamo con una classe docente giovane e si spera che tra 20 anni qualcuno andrà in pensione liberando nuovi posti per il ruolo. Nel frattempo noi precari cosa facciamo? Ogni anno cambiamo scuola, e non sempre si insegna la materia per cui siamo abilitati, ci dobbiamo ripiegare ad insegnare il sostegno o altre materie per cui non siamo abilitati, rimbalzando da una situazione all’altra completamente diversa e perdendo quella continuità che invece sarebbe proficua sia a noi docenti che agli studenti.
Altra obiezione che sento spesso è che la nostra materia non da certezze nella formazione delle classi perché l’utenza non è stabile, cioè se quest’anno ci sono 6 classi di spagnolo non è detto che i ragazzi dell’anno successivo scelgano la lingua spagnola come seconda lingua comunitaria . Io direi esattamente il contrario, e la invito a fare un giro nelle nostre scuole e sondare quanti studenti sono rattristati di non poter studiare spagnolo perché sono stati obbligati allo studio del francese e del tedesco. I dati statistici indicano che lo spagnolo è in continuo aumento.