Pulp women teenegers. C’erano una volta i truzzi, ora ci sono anche le truzze
Michela Tartaglia – 2 Ottobre 2003, viene pubblicato e sale subito nella hit parade dei singoli “La mia ragazza mena” degli Articolo 31: piercing, tattoo, capelli rasati, occhiali da sole di notte, cintura nera con borchie, la ragazza fuma e beve birra; ha la faccina pulita e la fedina penale sporca; all’ex rivale ha incendiato la casa e al fidanzato(?!) non solo non chiede le coccole della favola antica, né matrimonio, luna e castello, ma giù calci, graffi, botte da ring e una costola rotta.
Michela Tartaglia – 2 Ottobre 2003, viene pubblicato e sale subito nella hit parade dei singoli “La mia ragazza mena” degli Articolo 31: piercing, tattoo, capelli rasati, occhiali da sole di notte, cintura nera con borchie, la ragazza fuma e beve birra; ha la faccina pulita e la fedina penale sporca; all’ex rivale ha incendiato la casa e al fidanzato(?!) non solo non chiede le coccole della favola antica, né matrimonio, luna e castello, ma giù calci, graffi, botte da ring e una costola rotta.
2008 – 2012 In rigoroso disordine: Pesaro, Bologna, Villapizzone, Genova, Milano, Latina, Roma: non è un citare città e cittadine italiane per incoraggiare il turismo, questi sono alcuni dei luoghi in cui si sono verificati episodi sbalorditivi di bullismo al femminile. Coppia di fidanzatini aggredita da baby gang al femminile, lei ustionata sul collo da una sigaretta, lui scippato dell’I Pod. Ventunenne rapinata di 90 euro e dell’ I Phone. Ancora, sigaretta spenta su una dodicenne da gang di damine di 15-16 anni. La lista è lunga, in breve: cosmetici, scarpe, vestiti, cellulari, motorini o semplicemente sigarette, questo è il bottino, per lo più raccolto a scuola. E spedizioni punitive molto manesche verso rivali in amore o semplicemente verso compagne secchione. E qui tocca la loro parte pure ai maschietti, quando non siano organizzati in branchi, perché allora le gang rosa-azzurro si affrontano e se le suonano, come fossimo in America, in Gran Bretagna o in una banlieu parigina. Giustamente, se no, che globalizzazione sarebbe?
In Basso Molise, tranne un episodio recente riguardante delle zingare, le gang rosa non sono comparse; ma, un’ indagine riservata presso diversi psicologi d’appoggio nelle scuole, presso una grande esperta di analisi cognitivo – comportamentale, nonché un semplice giro per i locali frequentati dalle nostre teenagers non sono proprio rassicuranti: le adolescenti in libera uscita si muovono in gruppi; delle bevande e sostanze assunte, la birra è quella più innocente, ma lo diventa molto meno se mischiato a tequila; l’eloquio è disinvolto e talvolta simile a quello dei maschi; assoluta parità nel gergo, trasgressione, insomma, anche qui ci sono “le truzze”? Fine scuola media, primi anni delle superiori: nelle classi sono in genere pari come numero,nelle scuole non tecnologiche, più numerose, molto più mature e spigliate degli spauriti coetanei, che provocano, per serio o per faceto, spesso e volentieri. Se poi il maschietto è pure bravo, ha perso la pace. Suggerire, passare i compiti, addirittura farli per le compagne. Altrimenti?.No, non protestano neanche più, obbediscono o, al massimo, chiedono di cambiare sezione: la notizia è stata riferita da un preside, come un dato di fatto. L’esperta di analisi cognitivo – comportamentale, della cui lunga professionalità mi sono avvalsa, aggiunge che diversi ragazzi adolescenti sono stati e altri sono in cura da lei, per disturbi organici, pressati come sono dalle esplicite richieste sessuali delle loro compagne, che, a loro volta, a colloquio con lo/la psicologa d’istituto, confessano o vantano esperienze sessuali numerose e con cambi veloci di partner. Quali potrebbero essere le conseguenze, poi, di questa libertà aggressiva, se vissuta fino al limite? Il cinema francese è sensibilissimo: è appena arrivato nelle sale italiane il film 17 Ragazze, tratto da un fatto vero accaduto nel 2008 nel New England: 17 ragazze dello stesso liceo, chi per rottura del preservativo, chi per altri motivi, restano incinte. Disperazione, reazioni le più disparate e le famiglie cadute dalle nuvole.
Paola Marinelli, coordinatrice della sezione scolastica per l’Ordine degli psicologi del Lazio, scrive: «La violenza viene proposta continuamente e in ogni sede, come un modello vincente. Così le donne, da sempre prevaricate ed abusate, preferiscono adesso identificarsi con l’aggressore. E allora eccole qui, ragazze cattivissime, decise a liberare senza freni una parte selvatica e oscura di se stesse, con tutta l’esplosione di energia dei loro anni. Anche in questo aspetto, come in tutto il resto, rispetto ai maschi hanno una marcia in più: sottili, funeste, devastanti». C’è indubbiamente un’ondata, ma il fenomeno si trova da più di dieci anni nei rapporti di studi e ricerche degli addetti ai lavori sulle adolescenti. Autorevoli sociologi la definiscono come “una sorta di emulazione degli atteggiamenti dei ragazzi da parte delle ragazze, una sorta di reazione per sfuggire alla cultura familiare e maschile che molto spesso le opprime”. Un po’ come a volersi emancipare dalla violenza subita per secoli, riproducendola e scaricandola sui carnefici.
“Inoltre quello femminile – spiega la psicologa Silvia Vegetti Finzi – è un bullismo più psicologico rispetto al modello maschile, un sistema di relazioni aggressive, molto violente e che lasciano quelli che io chiamo "i lividi dell’anima", più difficili da mandare via dei lividi veri”. Nei rapporti di coppia, le ragazze hanno smesso di incassare: ora alzano le mani anche loro. Uno studio italo-spagnolo condotto su 672 adolescenti e curato, in Italia, dalle università di Roma e Firenze rivela: le ragazze che ammettono di aver avuto comportamenti di aggressività fisica nei confronti dei loro fidanzatini sono il 22 per cento, la stessa percentuale dei maschi, ed è pressoché identica la quota di maschietti e femminucce che dicono di averle prese. Non c’è ancora un’invasione, come nelle banlieu parigine, non siamo all’"Arancia meccanica al femminile". Ma l’ allarme c’è. "È un fenomeno che iniziamo a registrare da diversi anni – spiega Monica Frediani, presidente del tribunale dei minorenni – e le segnalazioni arrivano soprattutto dalle scuole. Sembrerebbe un’emulazione del fenomeno maschile: le ragazze, imitando il comportamento dei ragazzi, mirano a diventare punto di riferimento dei loro coetanei".
Il problema dunque esiste, è vistoso ed in rapida diffusione – basta guardare i filmati che le protagoniste mettono su Youtube e seguire qualche blob; la denuncia dei mass media è precisa e puntuale, in camera caritatis molti insegnanti sono scoraggiati e si dichiarano impotenti a stroncare maleducazione, disinteresse e bullismo. La famiglia, quando c’è, resta il baluardo pressoché unico per l’educazione, il controllo e la doverosa tutela dei minori.
Lo psicologo inglese (paese in cui il fenomeno è diffuso al pari degli Stati Uniti) Oliver James sostiene che entro il 2016 il genere femminile colmerà il divario ed il grado di violenza sarà il medesimo. Non resta che sperare che le pari opportunità siano conquistate solo negli aspetti positivi e che la previsione si riveli sbagliata. Ma certo, non aiuta assistere senza reagire al fenomeno e alla sua deriva.