Pubertà precoce e cambiamenti del corpo: genitori impreparati. Il 54% ne parla con i figli, ma il 41% aspetta che siano loro a farlo

Solo la metà dei genitori si sente davvero in grado di riconoscere i segnali della pubertà nei figli. Una nuova indagine americana fotografa le difficoltà delle famiglie nel parlare dei cambiamenti del corpo con i propri figli tra i 7 e i 12 anni. Il passaggio dall’infanzia all’adolescenza non è solo un fatto biologico, ma anche un tema educativo e culturale su cui molti genitori ammettono di sentirsi impreparati. È quanto emerge dall’ultima edizione del sondaggio nazionale condotto dal C.S. Mott Children’s Hospital, che ha intervistato oltre 900 genitori statunitensi con figli tra i 7 e i 12 anni.
Quando parlarne? Una questione aperta
Secondo i dati, il 60% dei genitori di bambini tra i 10 e i 12 anni e il 17% di quelli con figli più piccoli (7-9 anni) ha già osservato segni di inizio pubertà. Tuttavia, resta aperto il dilemma su “quando” iniziare a parlare di questi cambiamenti: il 36% ritiene corretto farlo prima dei 10 anni, un altro 32% preferisce attendere l’età esatta, mentre un terzo aspetterebbe oltre i 10 anni.
Il problema, però, è che l’insorgenza della pubertà può sorprendere, anche precocemente: in alcune bambine, ad esempio, può cominciare già intorno ai 7 anni e mezzo. Tra i segnali più comuni, la comparsa di peli pubici, odore corporeo più marcato, crescita dei testicoli nei maschi e delle ghiandole mammarie nelle femmine.
Affrontare l’argomento o aspettare che chiedano?
Il 54% dei genitori adotta un approccio definito “proattivo”, cioè anticipa l’argomento con i figli. Tuttavia, un significativo 41% preferisce attendere che siano i bambini a porre domande, e un altro 5% cerca di evitare completamente la conversazione.
Nel concreto, il 78% dei genitori dice di rispondere alle domande dei figli e il 66% sfrutta momenti quotidiani come occasioni per introdurre il tema. Ma la realtà mostra che tra i genitori di bambini di 7-9 anni, il 65% ha parlato poco o per nulla dei cambiamenti legati alla pubertà. Nella fascia 10-12 anni, il dialogo è più diffuso, ma ancora il 30% dei genitori non ha affrontato l’argomento o l’ha fatto solo marginalmente.
Esperienze personali e nuove sfide
Molti adulti fanno riferimento alla propria esperienza per orientarsi, ma il 39% non ha ricevuto alcuna educazione alla pubertà dai propri genitori. Questo “vuoto generazionale” si riflette in un’insicurezza diffusa: solo la metà si dichiara molto sicura nel riconoscere i segni della pubertà. Tra le difficoltà più segnalate: stabilire l’età giusta per iniziare il discorso (41%), decidere se e quando parlare di sessualità (40%), capire quali cambiamenti osservare (29%), vincere l’imbarazzo (20%) e la paura di dire qualcosa di sbagliato (17%).
Il ruolo dei pediatri e delle scuole
Molti genitori si affidano a fonti esterne per orientarsi: il 34% consulta materiali per genitori, il 30% chiede consiglio ai medici, ma solo il 14% riceve indicazioni dalla scuola. Quasi la metà (44%) non ha mai cercato informazioni su come affrontare questi temi con i figli.
Le visite pediatriche annuali rappresentano un’occasione preziosa per affrontare l’argomento con l’aiuto di uno specialista. I genitori possono ascoltare il linguaggio utilizzato, osservare le reazioni del figlio e chiedere materiali adeguati all’età.
Oltre il corpo: i cambiamenti emotivi
La pubertà, infine, non è solo un fatto fisico, ma è un periodo di forte instabilità emotiva. Il dialogo in famiglia può risultare difficile, soprattutto se il figlio prova imbarazzo. In questi casi, è utile offrire strumenti alternativi, come libri o video esplicativi, da consultare in autonomia. L’importante, ricordano gli esperti che hanno condotto il sondaggio, è che la conversazione non sia unica e isolata, ma si sviluppi nel tempo, adattandosi alla crescita del bambino.