“Psicologo a scuola? Importante per i docenti, specialmente quelli di sostegno e tutor, che svolgono compiti delicati”. INTERVISTA a David Lazzari (Cnop)

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La salute mentale è una cosa seria. Ma soprattutto la prevenzione. Non bisogna essere “pazzi” per andare dallo psicologo. E se lo psicologo lo trovi già a scuola, come figura di costante riferimento, magari i ragazzi possono essere aiutati ad affrontare i disagi tipici dell’età e quelli tipici dell’epoca in cui stiamo vivendo. Se poi lo psicologo a scuola può supportare anche gli insegnanti e il personale scolastico, allora la faccenda diventa ulteriormente importante.

Un importante passo, in tal senso, viene dalla manovra 2025, in via di approvazione definitiva entro la fine dell’anno, in cui sono state stanziate risorse destinate proprio alla presenza di uno psicologo a scuola.

Infatti, un emendamento del Partito Democratico, come spiegato in precedenza, istituisce in via sperimentale un servizio di sostegno psicologico nelle scuole, con uno stanziamento di 10 milioni di euro per il 2025 e 18,5 milioni a decorrere dal 2026.

A livello regionale si trovano diversi casi in cui progetti legati allo sportello psicologico negli istituti scolastici sono già attivi da anni. In altri territori, invece, non esiste niente di tutto ciò.

Per tale motivo questa misura potrebbe dare il la ad intervento strutturale su tutto il territorio italiano, che garantirebbe un servizio indispensabile per studenti e personale.

Ne abbiamo parlato con David Lazzari, presidente del CNOP (Consiglio Nazionale Ordine degli Psicologi), in cui si traccia un profilo di quelli che sono i motivi per cui la strada intrapresa debba essere salutata positivamente.

10 milioni per lo psicologo a scuola. Un primo passo auspicato da molto tempo dal CNOP…

10 milioni nel 2025 e 18,5 nel 2026, una cifra che serve per partire e questo è il dato fondamentale. Ovviamente serviranno altre risorse, a cominciare dal ruolo che la legge attribuisce alle Regioni. Sono anni che c’è la necessità di mettere a sistema la psicologia nella scuola, pensiamo ai risultati del protocollo CNOP-MI del 2020-2022 che sono stati apprezzati e hanno fatto superare il semplice sportello. Nel marzo 2024 il nuovo protocollo e poi la legge 70 del maggio 2024 che parla di bullismo ma è stata l’occasione per la istituzione dei servizi psicologici, purtroppo senza fondi nazionali. Ora la svolta. Serviranno altre risorse ma intanto si parte.

Perché lo psicologo a scuola è indispensabile secondo lei?

Per prima cosa, secondo me, risponderei citando le Agenzie internazionali, OMS, UNICEF e UNESCO che da anni fanno raccomandazioni affinché la scuola sia dotata di competenze e strategie per affrontare le nuove sfide, un luogo strategico per lo sviluppo delle competenze psicologiche (emotive, cognitive e relazionali) per la vita. Fare prevenzione è fondamentale e questo passa per l’empowerment psicologico, per l’ascolto e l’intercettazione precoce dei problemi. Non si tratta di trasformare la scuola in un ambulatorio, lo psicologo scolastico non ha un ruolo clinico ma di consulente del sistema scuola chiamato a misurarsi con tutte le problematiche che ci sono oggi, dei ragazzi, dei docenti, dirigenti e personale ATA. Lo psicologo non si sostituisce ai ruoli già esistenti ma li affianca portando un contributo che in alcuni casi è indispensabile. Tante volte penso che oggi fare l’insegnante, un lavoro bellissimo, è davvero una sfida, si è chiamati a mediare e capire tante situazioni.

Gli studenti in effetti sembrano sempre più fragili. A cosa è dovuta, secondo lei, questa fragilità?

La risposta è complessa, qui mi limito ad evidenziare che questa fragilità è figlia di un sistema che ha inteso il benessere solo come materiale, pensando che quello psicologico sia solo una conseguenza di quello materiale. Certamente il lato materiale può aiutare ma l’economia e i beni non sostituiscono i bisogni psicologici che invece sono stati sacrificati e la tecnologia ha aumentato le possibilità ma anche questo spaesamento. La fragilità impatta sullo sviluppo, sullo studio, le relazioni, e spesso porta a problemi psichici e comportamentali, cioè ad un disturbo in senso stretto, ecco perché dobbiamo occuparcene, dare strumenti.

Che ruolo hanno le famiglie in questo quadro? Non pensa che le aggressioni sempre più frequenti nei confronti del personale scolastico siano indicatore di una fragilità che proviene dai genitori?

Questo deterioramento del benessere psicologico viene da lontano, i fattori che l’hanno favorito si sono trasmessi dai genitori ai figli. Sono decenni che il ruolo degli adulti è in crisi, sballottato tra autoritarismi e schemi ormai obsoleti e la suggestione di fare i coetanei dei figli, sabotato da una ideale di genitori perfetti che ha creato solo insicurezza e impotenza, quando invece servono genitori veri nella loro umanità e limiti, che si mettono in gioco piuttosto che recitare ruoli. E’ evidente che le famiglie vanno aiutate, i genitori sostenuti nella loro funzione, che serve ai ragazzi, altrimenti arriviamo a quello che sta accadendo, che nessuno vuol fare più il genitore, guardiamo al drammatico calo delle nascite in Italia. Aggiungo che chi aggredisce è sempre qualcuno che sta sbagliando perché non ha saputo trovare altre vie, che si sta mettendo dalla parte del torto anche se ha degli argomenti. Prima l’insegnate aveva ragione a prescindere, ora ha sempre torto: sono estremismi ideologici che non aiutano certo a capire e risolvere, a far evolvere i problemi.

E alla salute mentale dei docenti chi ci pensa? Pagati male, stressati da lezioni e attività di ogni tipo, con il burnout sempre più frequente…

Non si può pensare che aiuto a studenti e docenti siano opzioni alternative, bisogna pensare ad entrambi perché malessere e benessere si trasmettono. Anche qui dobbiamo sottolineare che la psicologia aiuta in molti modi, non si occupa solo di malattie e di terapie, ma di ascolto, counseling, sviluppo di risorse, gestione dello stress. Lo psicologo prima di tutto è un consulente per aiutare i docenti nel loro ruolo che è centrale nella scuola e anche in questo modo può essere potenziato. Aggiungo che la creazione di tante figure, come l’insegnante di sostegno, il docente tutor, che hanno compiti delicati, aumenta l’esigenza di disporre di una consulenza psicologica.

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