PSI, sanare il precariato e avere più aule per fare lezioni: le priorità per la scuola

Luca Fantò Referente PSI scuola, università e ricerca – Molti governi, anche recenti, hanno fatto campagna elettorale sulla necessità di digitalizzare la scuola e sulla volontà di investire nell’edilizia scolastica.
I governi di centrodestra di inizio millennio avevano tagliato risorse umane ed economiche, forse pensando di poter supplire o avvantaggiare gli investimenti nell’istruzione privata.
La tragedia del “coronavirus”, non ancora superata, ci sta dimostrando l’inadeguatezza di tali governi.
“All’apparir del vero…” il panorama della scuola pubblica italiana è apparso com’è realmente dopo anni di promesse evidentemente non mantenute e di assunti dimostratisi errati.
Nell’emergenza, abbiamo riscoperto il valore del personale scolastico che ha saputo reagire efficacemente alla crisi, senza formazione specifica e senza mezzi adeguati, la precarietà del personale scolastico (quasi un quarto dei docenti è precario e il personale amministrativo e ATA è insufficiente), l’inadeguatezza della DaD a sostituire le lezioni in presenza, pur rivelandosi un utile surrogato temporaneo, la mancata digitalizzazione degli Istituti scolastici, l’inadeguatezza delle strutture scolastiche, con aule anguste rispetto alle reali necessità del compito.
Ora, questo governo, si dice pronto ad investire un miliardo in due anni: è poco!
Per recuperare il ventennio perso a tagliare e promettere, un miliardo può essere un segno di buona volontà ma nient’altro.
Rilanciare la scuola pubblica vuol dire risolvere alcune questioni prioritarie: sanare il precariato, ripristinare ambienti dignitosi dove fare lezione.
Poi, ma questo è in parte già stato avviato, agire per una reale digitalizzazione degli Istituti scolastici.
Un miliardo in due anni è poco
E’ necessario fare di più.