Prove Invalsi. Male sì, ma necessario. L’autorevole parere di Roger Abravanel
I test Invalsi, terminati ieri con le prove svolte presso le scuole secondarie di secondo grado (classi II), in attesa delle prova da svolgere nell'ambito degli esami conclusivi del primo ciclo di Istruzione, sono state al centro del dibattito sulla scuola e sono state foriere di non poche polemiche.
I test Invalsi, terminati ieri con le prove svolte presso le scuole secondarie di secondo grado (classi II), in attesa delle prova da svolgere nell'ambito degli esami conclusivi del primo ciclo di Istruzione, sono state al centro del dibattito sulla scuola e sono state foriere di non poche polemiche.
La maggior parte dei partecipanti al suddetto dibattito (sindacati, allievi, docenti) ha espresso la propria contrarietà a dei test definiti, nel migliore dei casi, troppo nozionistici.
Poche le voci favorevoli ai test, tra le quali possiamo annoverare l'autorevole parere del saggista Roger Abravanel, che ha scritto un articolo in merito sul "Corriere della Sera".
Abravanel ha definito le prove Invalsi come un"male necessario". Necessario a che cosa? A una valutazione obiettiva degli apprendimenti dei nostri alunni. Tale considerazione nasce dal fatto che la maggior parte degli studenti e il 50% degli italiani (come emerso da un sondaggio del Corriere) ritengono che i voti dei docenti rispecchino poco o nulla le conoscenze, le abilità e le competenze degli allievi.
I test, sostiene ancora Abravanel, devono essere migliorati, in quanto focalizzati solo sulle capacità cognitive, trascurando le competenze trasversali (comunicare, lavorare in gruppo, spirito critico…), ma non per questo sono da eliminare, anzi…
La validità delle prove è dovuta anche al fatto che un test ben strutturato permette di comprendere se uno studente sa ragionare o meno; al riguardo, l'editorialista del Corriere, porta l'esempio di un test sulla comprensione di un brano d'Italiano, che permette di verificare se lo studente ha capito o meno una lettura.
Abravanel conclude il suo ragionamento proponendo lo svolgimento dei test Invalsi non solo nel corso degli esami di maturità, ma anche per l'accesso all'Università e l'assegnazione delle borse di studio.
Nel corso della sua trattazione, Abravanel chiama in causa anche i genitori che, non ritenendo efficace e veritiera la valutazione dei docenti (come emerso dal suddetto sondaggio), dovrebbero schierarsi a favore dello svolgimento delle prove nazionali sia con delle apposite mobilitazioni sia tramite la partecipazione agli organi collegiali della scuola. Al rigurdo, l'autore dell'articolo evidenzia il fatto che la partecipazione ai consigli di Istituto è spesso poco efficace.